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martedì, maggio 04, 2010

La sfida del crowfunded journalism in Italia

Su Apogeonline Giovanni Boccia Artieri parla di Spot.us Italia e ne analizza l'idea e le prime reazioni:
Le cose si costruiscono con calma in questo settore, ma mi sembra di poter dire che ancora una volta la Rete, nella nostra versione locale, non si mostra così innovativa nell’aprirsi a una responsabilità civica, alle forme di partecipazione non auto-riferite – parlare di sé, auto incensarsi eccetera. La dimensione centrale di questo progetto resta però la natura d’inchiesta in rapporto all’informazione nel nostro paese: «non è un caso  – racconta Federico – che la nostra, come altre iniziative simili, stiano nascendo in Italia prima che in altri paesi europei. La “fame” di giornalismo d’inchiesta è alta ovunque ma in Italia questa domanda, sotterranea ma palpabile, è prioritaria (vedi il successo di trasmissioni “di resistenza” come Report). Dico, riprendiamo e riprendiamoci il racconto della realtà, la realtà che vive oltre la superficie, al di là degli slogan, dietro l’(auto)-illusione».

Chi sarà parte del progetto Spot.us Italia? "Giornalisti che colgono il cambiamento e cittadini attivi, responsabili e attenti" come dice Federico. Ma quali saranno le dinamiche che animeranno i progetti di crowfunded journalism?
Giovanni rilancia con alcune domande e riflessioni da tenere a mente, molto utili per noi che ci confronteremo con gli sviluppi, passo dopo passo:
Mi chiedo allora: sarà la pratica del dubbio o quella del sospetto a stimolare il desiderio di inchiesta nei cittadini? E quali giornalisti parteciperanno, quelli che praticano il dubbio o il sospetto? Non c’è sospetto dietro queste mie domande, solo dubbi. Dubbi che derivano dalla relazione particolare che in Italia si ha tra la forma narrativa che assumono molti contenuti mediali di stampo informativo e il bisogno di un racconto sociale “dal basso” che cerca di farsi spazio perché non si sente, spesso, rappresentato nei media.


[anche sul blog di Spot.us Italia]

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