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martedì, luglio 06, 2010

Una settimana di quelle

A Milano arrivi e ti vengono a prendere in stazione e ti sembra di esser più leggera, tu, con la zavorra degli ultimi mesi, e quei due che ti dicono che qui starai benissimo.
A Milano al terzo minuto che ci sei hai già incontrato due compagni di università, i cugini di tua madre e gli amici che non vedi da sei mesi.
A Milano se vuoi un cornetto devi dire brioche e a volte un caffelatte si chiama latte macchiato.
A Milano ci sono i bidoni privati, quelli della differenziata.
A Milano non è mica vero che i milanesi sono sgarbati, o almeno io fino a questo momento ne ho incontrati di gentili.
A Milano si lavora tanto e poi, sì, tu sei arrivata nella settimana più intensa del mese, mi sa.
A Milano si fa colazione in compagnia, e con una caffettiera strana.
A Milano la prima pausa pranzo dura già meno del solito e durante la seconda ti perdi mentre parli al telefono.
A Milano c'è luce, il divano per sonnecchiare la domenica e un letto che attende di essere montato.
A Milano ti arrivano le telefonate da Roma per sapere come stai.
A Milano si dorme ancora poco, ci si sveglia per il caldo e per molti e vari pensieri. Allora ci si alza, si guarda da un lato, si sorride della genetica cieca e bara e si torna a dormire.
A Milano il sabato si va all'Ikea a comprare il letto e si torna a casa mangiando patatine e con in testa un  cappello da Crocodile Dundee (si?).
A Milano la domenica ti ingrigisci e allora ti portano in piscina, e c'è la folla, ma in fondo ti bastava solo andare sott'acqua.
A Milano si lavora molto, sì, e si esce un sacco e ci si diverte, ma sospetto di essere molto fortunata io.
A Milano i conti non tornano, perché io sono quasi sicura che certe persone non le conosco da tutto questo tempo. E però.
A Milano ci sono già tante parole dette, e non dette, ma capite, e sospiri e alzate di spalle e capelli arruffati, e silenzi e smorfie e risate. E non solo.
Insomma, vita, un bel po'.

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