venerdì, settembre 29, 2006

Se il medico legale (che giocava a hockey su ghiaccio) è importante quanto un'autopsia...

Forse chi ha seguito la cronaca nera negli scorsi giorni ha sentito parlare dell'omicidio di Stefano Gonella, avvenuto a Bologna lo scorso 24 settembre. Chi non vive a Bologna non ha però avuto modo di leggere l'articolo relativo all'autopsia relativo comparso sull'edizione locale di Repubblica:

L´autopsia eseguita ieri sul cadavere di Stefano Gonella, il 26enne bergamasco ucciso con diverse coltellate nella sua casa di Bologna domenica scorsa, ha confermato secondo le prime indiscrezioni la dinamica dell´omicidio. Fatale è stato un fendente portato alla gola, mentre non sono state molto profonde le ferite alla schiena. C´è stata una colluttazione tra la vittima e l´assassino che erano entrato in casa insieme a lei. È molto probabile che si sia trattato di un delitto d´impeto, non di una cosa premeditata. Stefano Gonella, portiere di notte all´hotel Jolly, probabilmente aveva bevuto parecchio e di conseguenza è facile ipotizzare, vista la dinamica, che anche l´omicida non fosse del tutto lucido. Sono stati prelevati campioni di sangue per stabilire se sono state usate sostanze.
L´autopsia è stata eseguita dal dottor Roberto Testi, di Torino. Testi di recente era stato già chiamato in Emilia-Romagna per eseguire l´autopsia sul corpo del finanziere Gianmario Roveraro, rapito a Milano e i resti del cui cui corpo furono ritrovati nel parmense. Ma sono molteplici i casi di rilievo nazionale in cui è stato impegnato il medico torinese, amante di paracadutismo e automobilismo, ex giocatore di serie A di hockey su ghiaccio. Dall´ omicidio all´ inizio degli anni ‘90 di Sergio Castellari, ex direttore generale delle Partecipazioni statali,al delitto di Cogne, per il quale è ancora impegnato come consulente della Procura, o la morte della contessa Francesca Vacca Agusta. Testi ha anche collaborato con l´Fbi.


Fino a metà, l'articolo è normale. Poi (vittima di una passione per CSI? o per il dottor Testi?) il giornalista stabilisce che il medico legale è tanto importante che bisogna dedicargli metà dell'articolo e che è importante indicare non solo gli altri casi a cui ha lavorato, ma anche i suoi hobby e - addirittura! - che ha giocato a hockey su ghiaccio in serie A.
L'idea che abbiamo avuto in ufficio è tagliare l'articolo e spedirlo al caporedattore dell'edizione locale di Bologna. Esageriamo?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non esageri affatto, gentile quartosecolare amica neolaureata, hai messo anzi il ditino in una piaga non immagini neppure quale.
Complimenti per l'acume.
Non venderlo al gran farabutt di turno come fanno di solito i tuoi futuri colleghi, l'acume dico.
Almeno non venderlo proprio tutto, lasciane un pochino in libertà. Anche poco dovrebbe bastare.
Ciao, saluti mezzisecolari.

agnesepozzi ha detto...

Più che di giornalismo, sul caso Cogne parlerei di sciacallaggio mediatico. In tanti si sono affannati a trovare l’assassino e in tantissimi hanno “ricamato” artatamente sulla Franzoni perché fa gola alla cronaca nera e ai salotti popolati da tuttologi e ballerine con tanto di plastico. E’ uno sbaglio iniziale da cui non si riesce a tornare indietro. La verità è che nessuno si è preso la briga di analizzare scientificamente gli atti che hanno determinato l’imputazione della Franzoni; tra questi c’è la perizia del Prof.Viglino che è stata contestata appunto da medici in un reality book scritto dalla giornalista e critico d’arte Maria Grazia Torri. In questo libro, COGNE STORIA DI UN DELITTO INVENTATO, attualmente in fase di iter editoriale, quanti ne hanno titolo e diritto, ossia medici, contestano scientificamente le conclusioni cui giunge la perizia Viglino. Dati medici quindi e non arrampicate su specchi come quelle di psicologi, criminologi, psichiatri e opinionisti. La discussione su Cogne doveva appartenere a medici dall’inizio, specialmente neurochirurghi e traumatologi, che invece non sono stati mai consultati. L’età del piccolo e i correlati stadi di conformazione e sviluppo osseo, l’aspetto e la topografia delle lesioni traumatiche (che in realtà sono solo due: frontale e occipitale), le convulsioni e l’emorragia subaracnoidea, l‘ipertensione endocranica ed altri rilievi, possono sicuramente far concludere per la morte da cause naturali e non criminali. Verità scomoda che non riesce a farsi strada neppure nella difesa, oltre che in tutti i maggiori quotidiani ed organi di informazione cui è stata, dall’autrice e/o dai medici interessati, comunicata. Solo Matinee RAI 2 ha dato un flash peraltro incompleto; tra i quotidiani: la Prealpina, il Giornale, tra le riviste Grand Hotel per due numeri.. E’ una vergogna. Siamo o no in una democrazia? Ma un giornalista, prima di confezionare la sua verità, non dovrebbe forse fare un’inchiesta e valutare tutti gli aspetti del caso?
Col giornalismo in Italia siamo messi molto male, decisamente. Quando leggerete il libro vi scandalizzerete, e sarà ora.