sabato, febbraio 28, 2004

Ssshhh

Sto ascoltando Summertime suonata da Charlie Parker e Chet Baker.

Silenzio, prego.

David Foster Wallace

Chi è David Foster Wallace? A voi il piacere di scoprirlo, se vi va.

In ogni caso leggete quel che ha da dire sulla moralità nella letteratura. Uno spunto di riflessione mica male (merce rara, a volte).

"Se la condizione della nostra civiltà contemporanea fa disperatamente schifo, è insulsa, materialistica, emotivamente ritardata, sadomasochistica e stupida, allora qualunque scrittore può sfangarla creando alla bell’e meglio storie piene di personaggi stupidi, superficiali, emotivamente ritardati, e non ci vuole molto, perché quel genere di personaggi non richiede nessuno sviluppo. O descrizioni che siano semplici liste di prodotti di marca. Romanzi in cui gente stupida si dice cose insignificanti. Se quello che ha sempre contraddistinto la cattiva scrittura - la piattezza dei personaggi; un mondo narrativo fatto di cliché e non riconoscibile come umano – è anche ciò che contraddistingue il mondo di oggi, allora un brutto romanzo diventa una geniale mimesi di un brutto mondo.

Se i lettori credono semplicemente che il mondo sia stupido, superficiale e cattivo, allora uno come Bret Easton Ellis può scrivere un romanzo cattivo; stupido e superficiale che diventa un ironico e tagliente ritratto della bruttura del mondo che ci circonda. Siamo d’accordo un po’ tutti che questi sono tempi duri, e stupidi, ma abbiamo davvero bisogno di opere letterarie che non facciano altro che drammatizzare quanto sia tutto buio e stupido?

Nei tempi bui, quello che definisce una buona opera d’arte mi sembra che sia la capacità di individuare e fare la respirazione bocca a bocca a quegli elementi di umanità e di magia che ancora sopravvivono ed emettono luce nonostante l’oscurità dei tempi. La buona letteratura può avere una visione del mondo cupa quanto vogliamo, ma troverà sempre un modo sia per raffigurare il mondo sia per mettere in luce le possibilità di abitarlo in maniera viva e umana.
Non parlo di soluzioni nel campo della politica convenzionale o l’attivismo sociale. Il campo della letteratura non si occupa di questo. La letteratura si occupa di cosa voglia dire essere un cazzo di essere umano. Se uno parte, come partiamo quasi tutti, dalla premessa che negli Stati Uniti di oggi ci siano cose che ci rendono decisamente difficile essere veri esseri umani, allora forse metà del compito della letteratura è spiegare da dove nasce questa difficoltà. Ma l’altra metà è drammatizzare il fatto che nonostante tutto siamo ancora esseri umani. O possiamo esserlo. Questo non significa che il compito della letteratura sia edificare o insegnare, fare di noi tanti piccoli bravi cristiani o repubblicani. Non sto cercando di seguire le orme di Tolstoj o di John Gardner. Penso solo che la letteratura che non esplori quello che significa essere umani oggi, non è arte. Abbiamo tanta narrativa "di qualità" che ripete semplicemente all’infinito il fatto che stiamo perdendo sempre più la nostra umanità, che presenta personaggi senz’anima e senza amore, personaggi la cui descrizione si può esaurire nell’elenco delle marche di abbigliamento che indossano, e noi leggiamo questi libri e diciamo "Wow, che ritratto tagliente ed efficace del materialismo contemporaneo!" Ma che la cultura americana sia materialistica lo sappiamo già.È una diagnosi che si può fare in due righe. Non è stimolante. Quello che è stimolante e ha una vera consistenza artistica è, dando per assodata l’idea che il presente sia grottescamente materialistico, vedere come mai noi esseri umani abbiamo ancora la capacità di provare gioia, carità, sentimenti di autentico legame, per cose che non hanno un prezzo? E queste capacità si possono far crescere? Se sì, come, e se no, perché?"

David Foster Wallace

Antonella Napolitano aka svaroschi

Antonella Napolitano 
Da alcuni anni mi dedico alla consulenza nell'ambito della comunicazione per aziende, pubblica amministrazione, politica e no-profit.

Sono editor europeo di Personal Democracy Media e scrivo per TechPresident, magazine online internazionale che analizza l'impatto della tecnologia su politica e società.

Ho collaborato con Diritto Di Sapere, una Ong che si occupa di accesso all'informazione, e tradotto Le cose cambiano, raccolta di testimonianze contro il bullismo omofobico.

Nel 2011 ho pubblicato "LinkedIn. La rete per trovare il lavoro dei sogni" e nel 2013 "Facebook e la comunicazione politica" per Apogeo Editore. Collaboro con l'Unità, SkyTG24 e altre testate.

Nel 2005 sono stata Research Fellow presso il Vassar College di New York.
Lì sono iniziate molte cose della mia vita da adulta, tra cui questo blog.


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Perché svaroschi

Tutti l'abbiamo avuta almeno una volta: la classica prof. stronza che, in più, magari, non sa spiegare o non spiega. Ma ovviamente lei SA tutto e tu sei solo lo studente che non può che dire di sì. Anche se, a diciassette anni, sei più intelligente e brillante di lei che ne ha 50 (ma distinguiamo e lasciamo da parte prof. esigenti e studenti presuntuosi).

A volte però ci si può prendere una rivincita e dimostrare chi vale di più...anche sotto gli occhi di chi ci vuol "mettere sotto".

Accaduto alcuni mesi fa in una classe di quarta liceo linguistico (lo stesso che ho frequentato alcuni anni fa):

Prof: Questa critica di letteratura non è esatta

G.(studentessa): Sì, ho fatto una ricerca ulteriore, oltre ad aver studiato dal libro.

Prof: no, non è esatto...ehm, ma, dimmi, quale sarebbe il critico a cui fai riferimento?

G:uhm, uhm...(non se lo ricorda o forse ha solo inventato l'esistenza del critico)..ah, sì...Svaroschi!!

Prof: Ah, davvero...(interessata)...credo di non aver letto la sua critica a questo autore...in questo caso...uhm, brava, ti metto otto.