lunedì, maggio 26, 2008

Agendina della settimana girovaga che verrà

Domani si parte per una settimana in giro a sud.

Domattina si va in quel di Cosenza per il progetto Kublai (mi riconoscerete: sono quella senza una laurea in economia).
Mercoledì 28 cominciamo anche con il ciclo di conferenze su Second Life: il primo caso è quello del Fuori Orario. Io assisterò dalla casa genitoriale, presumibilmente con accanto la genitrice che proprio ieri mi ha chiesto che le mostri come funziona Second Life (uno dei segni dell'Apocalisse, mi pare giusto comunicarlo a chi legge).
Infine sabato 31 sarò al B Creative Camp a Bari.


Impegni mondani nella penisola (per me, per voi, per chi c'è):
- 28 maggio: la così ribattezzata Daje night alla libreria Flexi a Roma (cosa sarebbe la Fondazione Daje? Beh, intanto c'è il gruppo qui. Cronache circa quasi quotidiane qui)
- 1 giugno, Conversano: BlogBeer Puglia


Per buona parte della settimana stazionerò in quel di Andria, lavoricchiando, facendomi nutrire e coccolare dai genitori e dedicandomi ad occasionali spese risolute e risolutive (leggi: costume da bagno). Questo per gli amici che volessero intercettarmi, altrimenti poi mi sento dire "Come, eri ad Andria e non hai avvisatooooo?". Non è mancanza di volontà, solo narcolessi, sia chiaro.
Rientro previsto a Roma: 2 giugno - dico previsto, appunto, perché la possibilità di addormentarmi da qualche parte c'è tutta, non si sa mai.
Tornerò più bella, rilassata e sorridente che pria, magari pure un pochino abbronzata, se riesco.


(se serve contattemi per telefono, è più sicuro)

martedì, maggio 20, 2008

Chasing pavements

(o anche - va detto prima - una solenne, gratuita e peregrina vagonata di fatti miei)


Ieri, in giorno frenetico di settimana frenetica di mese frenetico, è successa una cosa piuttosto strana. Mi sono fermata (e già questo!) in cucina davanti a un enorme piatto di ciliege messo lì dalla coinquilina. Per motivi ignoti mi è tornato in mente un preciso momento di ormai otto anni fa, quando con alcune compagne di classe – il “gruppo stretto” cosiddetto – abbiamo deciso di pranzare insieme prima di rientrare a scuola nel pomeriggio per delle lezioni integrative (destino di ogni classe prossima agli esami di maturità è che i programmi non siano mai terminati in tempo).

È finita che ci siamo ritrovate in cinque su una panchina con un recipiente pieno di ciliegie, cinque persone diverse, una incinta di otto mesi, a cercare di capire cosa sarebbe successo dopo. A dire il vero non ricordo se ce lo siamo esplicitamente chiesto ma insomma era così, il momento era quel che era e che le cose sarebbero cambiate in poche settimane era un dato di fatto (e non solo per la pancia ormai enorme di Ale).

Però alla fine, tra le domande e le risate, la cosa che mi ricordo era che eravamo cinque diciottenni che pensavano a cose molto grandi e sconosciute e intanto facevano a gara a chi sputava più lontano i noccioli di ciliege. Tranne me, va detto, che in quella circostanza ho scoperto di essere del tutto incapace di sputare, nonostante ripetuti tentativi di insegnamento di tecniche assortite.


Siamo rimaste in contatto in questi anni, abbiam vissuto all'estero, ci siam sposate (e anche no), fatto figli, divorziato, affrontato malattie e una serie di altri problemi più o meno grossi. Otto anni e penso che nessuna di noi sia diventata quello che pensava di diventare – se pure qualcuno credeva di averne idea. E credo che nessuna sia pentita che le strade che sembravano grandi e dritte non abbiano portato in nessun posto, l'ho pensato mentre parlavo con Eleonora, che ieri ho chiamato quasi d'impulso in questo giro di pensieri che non va da nessuna parte.

Anzi sì, volevo dire.

A guardarmi intorno mi sembra che ci siano ottimi motivi per fare il contrario, per sedermi tranquilla e aspettare che succeda qualcosa e magari lamentarmi delle cose che cambiano e non dovrebbero o che stanno ferme invece di muoversi.

E invece mi sono accorta che non è molto sano, forse, ma mi sa che io non ho perso l'entusiasmo.


domenica, maggio 18, 2008

Berkman Center ora, allora - e in futuro (un po' di link)

(n.b. alto tasso di link interessanti. Parole mie pochissime. Questo dovrebbe garantire un buon livello qualitativo)


In Rete ci sono diversi resoconti delle conferenze che si sono tenute in questi giorni per celebrare i dieci anni di attività del Berkman Center for Internet & Society (che non farà più parte della facoltà di legge di Harvard e diventerà un dipartimento inter-facoltà).

Purtroppo da queste parti tempo di scriverne per ora non c'è, però metto qualcosa qui, anche come appunti miei.

Qualche spunto di Ari Melber su The Nation.

Poi il video della sessione “Transparency e government” guidata da Micah Sifry ed Ellen Miller.

E lo studio uscito ad aprile sulla blogosfera iraniana – perché troppo spesso ci si dimentica di quello che la Rete sta facendo per le persone che si trovano in posti dove “libertà di espressione” sono semplicemente tre parole che sembrano messe lì a caso tanto poco è il senso che hanno (nota personale: io, a quelli di Global Voices – nato grazie al Berkman Center – darei un bacio in fronte tutte le mattine).

E saltando di palo in frasca, ma nemmeno troppo, il post di Ethan Zuckerman dal titolo "Homophily, serendipity, xenophilia", tradotto in italiano sul numero di Internazionale della scorsa settimana (sì, scorsa settimana...lo so sono in ritardo su tutto!!)

sabato, maggio 17, 2008

Adjusting

Alla fin fine mi rendo conto che il blog e altri strumenti correlati servono a tenermi in contatto con tutti gli amici sparsi, e allora due cose le scrivo, anche per scusarmi perché non riesco a rispondere alle mail in tempi inferiori alle ere geologiche.

Kublai mi assorbe moltissimo e mi fa conoscere posti e persone nuove (anzi, spero che chi legge qui dia un'occhiata e lo trovi interessante). Nonostante i viaggi e il movimento, però, ho come l'impressione di non muovermi. Forse solo perché il lavoro è tanto e non riesco a concentrarmi come vorrei sulle cose. Meno che mai su cose "altre", meno che mai scriverne, e mi pesa.

Funziona così, è la vita lavorativa, dicono. Sono fasi, per tutti, come la manciata di amici che si laurea e non sa cosa farà. Come chi si sposa, finalmente. Come chi cambia lavoro o città e si guarda attorno. Come chi mi racconta dell'emozione di diventare padre. Come chi si chiede come sarà il prossimo salto nel buio. Come chi smette di avere paura.
Devo dire che in qualche modo tutto questo è molto rilassante, vedere che il movimento c'è e in qualche modo ne fai parte, senza sentire il bisogno di fare cambiamenti capitali, contenta del tuo "giorno per giorno", anche alla fine di una settimana pesante come questa.
Parlo meno e scrivo pochissimo. Ma ascolto molto, però, davvero, e mi fa bene.

Periodo strano e molto impegnativo. Generica e crescente sfiducia in quello che si potrebbe definire "il prossimo", sebbene impropriamente. Molte conversazioni con persone in situazioni di stallo. Un po' meno ottimismo - ma per il pessimismo non sono ancora pronta.
Molto lavoro e stanchezza, poco altro, pensieri sparsi e peregrini, non tutti piacevoli, quasi tutti privi di fondamento.
Bisogno di vacanza, di qualcosa che smuova le acque e dia forma a questo magma.
Ieri mi sono iscritta al Personal Democracy Forum. Per dire.

Il Berkman Center compie dieci anni e rilancia con Publius

Il Berkman Center for Internet and Society festeggia dieci anni di attività (in cui sono nati progetti importanti come Global Voices) con incontri e conferenze. E rilancia con vari progetti tra cui Publius, raccolta di saggi che puntano a creare un dialogo pubblico continuato e una base condivisa su come le regole della Rete si stanno costituendo e su quale sia il loro potenziale impatto:

Working from the premise that there are constitution-making moments occurring in quiet corners of the net all the time, we are asking the denizens of this space (and some outside of it) to describe the most significant of these moments, and what they are likely to be in the future.


Anche la struttura è particolare: alcuni dei brevi saggi cercheranno di creare una discussione sui temi e alcuni altri autori scriveranno saggi in risposta per rispondere, sostenere, confutare o sviluppare i temi trattati dal primo autore.

I saggi verranno quindi pubblicati progressivamente e in gruppi, sia online (con licenza Creative Commons e la possibilità di commentare) che in forma cartacea.

mercoledì, maggio 07, 2008

L'Indiana e il cambio di fuso orario

Stanotte altre primarie - probabilmente non decisive - per Clinton e Obama nel (my beloved) North Carolina e in Indiana, uno degli stati più conservatori, a detta di Nancy Nall Dellinger del Washington Post.
Tanto che pare si dica: "In Indiana, we wait until it's broken, falling down and lying on the ground rusting. Then we fix it". Forse, aggiunge la giornalista.

Le battute più ricorrenti sull'Indiana sono quelle relative al Daylight Saving Zone: in pratica l'Indiana ha il fuso orario di New York in autunno e inverno e quello di Chicago in primavera ed estate. Non ho potuto fare a meno di ricordarmi di una scena assolutamente esilarante di The West Wing, in cui Josh, Donna e Toby hanno qualche "problemino" col cambio di orario:

venerdì, maggio 02, 2008

MateraCamp!!

Oggi e domani al MateraCamp (e finalmente in Basilicata!).
Dopo due linee locali e un taxi sono all'albergo Le Monacelle - e ho idea che la mia stanza si affacci su uno degli spazi del barcamp.
Tra un po' gita ai Sassi!

Domani io e Marco parleremo di Kublai (progetto in beta...presentazione pure! ;-) )
Ci vediamo qui?