lunedì, maggio 31, 2004

Del giornalismo (e dei giornalisti)/ 1

Capisco che un giornalista qualche domanda debba pur farla.
Specie se la notizia è di quelle che ti danno la prima pagina o i primi servizi al telegiornale.
Specie se durante il servizio devi far vedere che intervisti la gente del luogo, che rincorri chi conosceva la persona in questione.
Specie se non puoi fare a meno di cercare, strappare qualche briciola di notizia su come fosse questa persona, perchè altrimenti come li fai tre-quattro servizi su uno stesso argomento, occupando mezzo telegiornale?! E sì, signor giornalista, qualcosa dovrai pure inventartela, capisco...

Ma, dico, in casi come questo è davvero necessario porre domande del tipo: "Era un ragazzo ottimista?"(tg1 odierno delle ore 13.30)

Propaganda

Altro che editoriali, come sostiene giustamente Antonio Dipollina sul suo blog.

Se tutte le propagande fossero così questo periodo elettorale non mi provocherebbe tanto fastidio, nonchè crisi di sconforto nel pensare che i magici ideatori di cartelloni&affini potrebbero essere miei "colleghi"...

giovedì, maggio 27, 2004

Ieri mattina in un impeto di efficienza ho messo un promemoria per ricordarmi di guardare Rai Educational alle 8 e così ho fatto, tra la preparazione della colazione e l’inizio di un tentativo di giornata produttiva.
[nota: credo che Rai Educational sia l’unico programma che danno senza pubblicità – e dura un’ora e un quarto! – per motivi imperscrutabili]

L’argomento era l’assassinio di Walter Tobagi, giornalista ucciso il 28 maggio 1980 da un gruppo terroristico che, pare, voleva accreditarsi presso le Brigate Rosse.
Erano gli anni in cui anche le “regole” del terrorismo sembravano non valere più, in cui le BR uccidevano anche gli operai che, come Guido Rossa a Genova, si dimostravano ostili (Rossa aveva denunciato un altro operaio che distribuiva volantini di propaganda dei terroristi).

Ci sono tante cose che mi hanno fatto rabbrividire nel vedere i filmati, sentire le storie: l’ottusità e la mancanza di collaborazione reciproca di chi aveva il compito di indagare, la freddezza di questi ragazzi della borghesia milanese diventati terroristi, la lucidità con cui uno di loro spiega che “la vita umana era diventata variabile politica”.

Ma ancora, più di tutto, vedere un reo confesso che viene liberato in aula (il capo del gruppo terroristico sconterà meno di due anni, in base alla legge sui pentiti) e la gente che urla, indignata.

Non perché l’uomo, Marco Barbone, è un assassino che ha ottenuto la libertà vigilata.

Ma, nelle loro parole, perché è un verme, perché ha confessato. Perché ha tradito.

venerdì, maggio 21, 2004

Un caso?

Titolo di Repubblica (cartaceo, che non ho ancora avuto tempo di leggere stamttina): "Iraq: la svolta c'è, restiamo".

Saremmo rimasti anche senza svolte vere o presunte, perche SB dice che "siamo alleati fedeli del popolo con la bandiera strips and stripes" (e poi parla di inglese nelle scuole), no? E poi perchè l'Onu, perchè non siamo in missione da crocerossine (?!?) eccetera eccetera.

Se permettete, la svolta è che il centrosinistra presenta una sola mozione, voto compatto.

E non è un caso che il commento affidato a Curzio Maltese sia sotto la dicitura "Il caso". Dalla coalizione che ci ha messo non si sa quanto tempo per decidere con quale preposizione essere uniti (uniti NELL'Ulivo? PER l'Ulivo? CON l'Ulivo? SULL'Ulivo?...) non è che mi aspettassi particolare unità.

Meglio così. Ma quello di oggi sarà un caso o sarà il caso?

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lunedì, maggio 17, 2004

Inner world

Mostra di Chagall alla GAM di Torino, meta della mia mezza giornata solitaria nel corso della trasferta piemontese di due weekend fa.

Molto apprezzata, davvero. La scoperta di un artista dalle forti suggestioni, che usa colori che restano impressi negli occhi e più dentro. Il blu e il rosso.

Un’altra persona mi ha detto che la mostra non le è piaciuta granché per la ricorrenza ossessiva di alcuni temi, dei cavalli e delle figure animali, di sposi ecc. Io ritengo che spesso sia la più o meno consapevole condanna di un’artista. Nel senso che i temi di Chagall, per quanto filtrati e non sempre immediati, sono la diretta conseguenza della sua vita, delle ossessioni, del dolore della sua vita. E credo sia comune agli artisti, forse tutti.

Per coloro che si esprimono attraverso le arti figurative la percezione della cosa è più immediata, tutto lì. Con le canzoni siamo “distratti”, la recitazione è una forma d’arte molto più mediata perché vi concorrono varie persone in ogni caso (sia se parliamo di cinema che di teatro)

Da ultra profana con scarsa competenza approccio all’arte prettamente emozionale, penso che un artista è il modo in cui cerca di comunicare quello che ha dentro, il suo mondo. Ed è una persona che sente l’esigenza, l’urgenza di farlo. O almeno così la vedo io.

venerdì, maggio 14, 2004

FieraLibro (si fa per dire...)

Tra domenica e martedi sono stata a Torino, alla Fiera del Libro e poi in giro per la città.

Sono indefinibile.
Inqualificabile.
Infatti sono, credo, l'unica persona al mondo in grado di passare due giorni alla fiera del libro, in perenne sindrome di Stendhal...e tornarsene, non solo senza libri, ma...con un cd!!!
Jazz.
I miei neuroni non riescono mai ad avere un ordine logico che sia uno, mi ci sto rassegnando...

Comunque sia, per la cronaca e per darmi una sorta di giustificazione, pare che questo uomo, o trombettista che dir si voglia, sia bravo davvero...vedremo...se vi va date un'occhiata...(o un ascolto...che è meglio).

[n.b. pare che attualmente il trombettista di cui sopra suoni con Sergio Cammariere e il suo gruppo]

venerdì, maggio 07, 2004

Mentalità da televisione

Prendo atto che le mia coinquiline sono reality show addicted.

Prendo atto che le mie coinquiline sono anche mie amiche, ed è il motivo per cui non "sbarello"(se mi si passa il termine) a codesta sovraesposizione.

Prendo atto che il mio corso di linguaggio radiotelevisivo è, ahimè, molto più comprensibile se mi soffermo a guardare determinate aberrazioni televisive.

Quindi spirito analitico, occhio critico, denti stretti per sopportare il dolore e...sopportiamo il sopportabile!! Nella speranza che serva a qualcosa...

Dunque. Analisi.

“Amici” di Maria De Filippi (già il pensiero mi ripugna).

Una ragazza, tipologia bionda svampita, aspirazioni: ballerina.

Ad un certo punto corre il rischio di cadere da una pedana alta alcuni metri. Scoppia a ridere per sdrammatizzare.

Poi la frase. ”Se cadevo andavamo su Striscia la notizia e su Paperissima l’anno prossimo”.

Nessun pensiero a un’eventuale caduta, ospedale, danni fisici, timore di compromettere eventuali carriere...

Esempio di tipica mentalità televisiva?

[nota del comitato per la resistenza alle schifezze televisive:
Oggi dalle 8 alle 9 del mattino niente Mtv come al solito: alzandomi prima (per altri motivi) mi sono impossessata del telecomando riuscendo a vedere "Omnibus" su La7.
Non so quanto questa mia iniziativa sia stata apprezzata. Pazienza!]

p.s. Pare che il Grande Fratello sia finito ieri sera...via blog non ci sono faccette per esprimere sollievo, mi sa....

...in attesa del prossimo (sur)reality show...