martedì, settembre 27, 2011

Wonkette is back (ed è tempo di elezioni)!

Ana Marie Cox aka Wonkette (una delle prime e più importanti blogger politiche americane) torna a scrivere: è tempo di pensare alle elezioni presidenziali 2012.
Ecco il suo blog sul Guardian.

lunedì, settembre 26, 2011

LinkedIn - Un manuale

Nella frenesia della scorsa settimana ho dimenticato di scriverlo qui: giovedì scorso è uscito un manuale che ho scritto per Apogeo.
Si intitola LinkedIn e prova a spiegare come usare al meglio questo social network nel mondo del lavoro.

Grazie a Federica Dardi, a Sergio Maistrello (che ha scritto la prefazione, cosa di cui sono davvero onorata), a chi è stato così gentile da rispondere alle mie domande.

Spero sia un libro utile.

p.s. Al momento è disponibile solo l'ebook.
Il libro "di carta" sarà nelle librerie il 3 novembre.

giovedì, settembre 22, 2011

I'm not scared, I'm outta here

Avete ragione voi a salutare e andar via quando volete.
Avete ragione a farlo prima che siano i fan a pensarlo - loro, non quelli che alzano mezzo sopracciglio e dicono "ah, non si erano ancora sciolti?" (a loro al massimo sarà piaciuta qualche vostra canzone, saranno dispiaciuti un altro giorno, per altri gruppi e altri cantanti).
Avete ragione a volere altro, ad avere altri interessi, a pensare che sono trent'anni e inserire aggettivi a scelta.

Siete stati cassette, cd, mp3, dai quindici anni ai trenta, per una che non ricorda mai i nomi dei cantanti.
Siete stati colonna sonora come solo da adolescenti, ricordi dolorosi, tentativi di riappacificazione, persino.
Siete stati un concerto indimenticabile in un'estate da dimenticare, un'estate in cui sono cambiate tante cose, ma io più di tutto.
Ed ecco, un altro vostro concerto lo avrei voluto, per avere un ricordo di voi e non di me. Ma in fondo i fan non pensano a se stessi quando vi ascoltano, quando sembra che stiate parlando proprio a loro con le vostre canzoni?

Domani pesterò un po' i piedi e farò finta di essere seccata con gli altri.
Ascolterò alcune canzoni e per un giorno ricorderò molto, forse troppo.
Penserò delle cose e una sarà "grazie".

Beh, ciao.


Twentieth century go to sleep
Really deep
We won't blink

Your eyes are burning holes through me
I'm not scared
I'm outta here
I'm not scared
I'm outta here

mercoledì, settembre 21, 2011

Facebook e la privacy in Germania: un caso politico o uno scontro di culture?

Facebook e la privacy: in Germania è un caso politico. O, forse, l'incontro-scontro tra due visioni del mondo.
In Rete e non solo.
«Smettere di usare Facebook è essenziale per il diritto alla privacy dei cittadini». L’ultimo atto del controverso rapporto tra Facebook e il governo tedesco è arrivato lo scorso 12 settembre quando Ilse Aigner, ministro per la tutela dei consumatori, ha inviato una lettera ufficiale ai suoi colleghi invitandoli a smettere di usare Facebook come strumento di comunicazione con i cittadini. Si tratta di un atto dovuto per dare il buon esempio, sostiene il ministro (che ha cancellato il suo account lo scorso anno in segno di protesta): Facebook non rispetterebbe, infatti, le rigide leggi sulla privacy dello stato tedesco.
Ne ho scritto oggi su Apogeonline.

Bill, Barry e le donne

Il fascino ormai dissolto del presidente in carica e quello mai svanito del suo predecessore - secondo Maureen Dowd. Tempi duri.
Now the president is trapped in two damaging story lines. Is he too weak and immature to do the job? Or is he too cool and distant to do the job?


The Aloof One has to convince voters that he can connect emotionally. In a way, his relationship with Americans now is analogous to a marriage that’s not working. He’s the detached husband; we’re the neglected wife.


Is he paying attention? Does he understand our needs? Or is he just pretending to listen while he watches SportsCenter?

martedì, settembre 20, 2011

Occupy Wall Street

Occupy Wall Street: foto e parole di Paola Bonini sull'Unità.
Tuta da lavoro e caffè nel bicchiere di carta d’ordinanza, su un marciapiedi della Broadway un paio di operai studia con aria sarcastica il flusso che sfila compatto da Bowling Green Park all’imbocco transennato di Wall Street, poche centinaia di metri più avanti “Lo sai, vero, che fra dieci anni questi figli di papà avranno il culo al caldo in qualche banca e noi invece saremo sempre qui?” commenta uno dei due quando gli chiedo il motivo del suo scetticismo.
I figli di papà in questione sono un migliaio e aderiscono a un ventaglio piuttosto ampio di organizzazioni - prima fra tutte la canadese Adbusters, seguita da molte associazioni per la lotta alla povertà e all’emarginazione, a partiti di minoranza e agli hacker di Anonymous, che spiccano nella folla con le maschere rubate a V per Vendetta. Si muovono – senza sosta, perché fermarsi significherebbe, per quanto buffo, trasformare la presenza in occupazione abusiva di suolo pubblico, passibile d’arresto - per bloccare, dal 17 settembre a Natale, il Financial District di New York. Wall Street. L’ombelico della crisi finanziaria mondiale.

Altro materiale:

Oslo, rivoluzione e trasparenza

Foto di Alessio Baù
L’auspicio che ho sentito ripetere da chiunque abbia nominato quel categorico “after July 22” e abbia cercato di raccontare com’è la Norvegia dopo lo shock, è stato che la strage possa per contrasto spingere le vele della democrazia a soffiare più forte e in modo più trasparente. Lo aveva detto esattamente il primo ministro Jens Stoltenberg, dopo quelle ore orrende: “More openness, more democracy”. I cittadini sono con lui e si sente. “Ognuno di noi può costruire una democrazia più forte”, aveva detto. E il suono di quelle parole, a Oslo, echeggia.

Alessio Baù racconta Nordic Techpolitics.

mercoledì, settembre 14, 2011

Viaggio in Portogallo

Decisamente uno dei posti più belli che abbia mai visto.
Un viaggio che mi ha riconciliato con molte cose e che non consiglierò mai abbastanza.

New York 2011

Il consueto album delle vacanze da New York: anche stavolta un po' di foto all'High Line che cresce e continua ad essere uno dei miei posti preferiti.

Elezioni in Danimarca: Facebook, nuovi numeri e vecchi media

Grafica realizzata da Jon Worth
Domani si svolgeranno le elezioni nazionali in Danimarca.

Su TechPresident Anna Ebbesen racconta come le campagne elettorali e i media siano cambiati rispetto alle elezioni del 2007, di come vengano usati dai cittadini e di come Facebook stia giocando un ruolo rilevante.
Sullo stesso tema, ecco una sintesi dell'intervento di Anna a Nordic Techpolitics (con relative slide).

sabato, settembre 10, 2011

"You know, being neighborly"

When the towers fell, I found myself talking to more neighbors in the days after 9/11 than ever before. People said hello to neighbors (next-door and across the city) who they'd normally ignore. People were looking after each other, helping each other, and meeting up with each other. You know, being neighborly.


A lot of people were thinking that maybe 9/11 could bring people together in a lasting way. So the idea for Meetup was born: Could we use the internet to get off the internet -- and grow local communities?

Forse non tutti sanno che i Meetup sono nati proprio in seguito all'11 settembre.
Lo racconta il fondatore Scott Heiferman in una email inviata a tutti i membri.

sabato, settembre 03, 2011

Impressioni (norvegesi) di settembre

Parliamo molto di politica, con i norvegesi. Ascolto le loro inevitabili, perplesse domande su quello che succede da noi.
Ne faccio molte anche io, curiosa di capire come possa funzionare un contesto politico che sembra tutto meno che conflittuale: una cosa a cui noi italiani non siamo proprio abituati, spiego loro. 
"Consensus", usano molto questa parola. Qualcuno quasi si scusa nel dirlo. Tipo: "Sì, forse non è bello e non è sempre giusto cercare l'accordo, il consenso generale. Ma siamo quattro milioni e mezzo di abitanti, pochi, dobbiamo farlo per forza se vogliamo davvero ottenere risultati".
A un certo punto mi chiedo se "consensus" non abbia un altro significato, per quanto forte è l'associazione di idee con il nostro concetto di consenso elettorale, per quanto lontano mi sembra. 
Mi riprometto di controllare una volta a casa, quasi sicura che - in ogni caso - avrò torto comunque.

Cantiere di ricostruzione

Non me ne accorgo giovedì pomeriggio, presa dalla fretta di arrivare all'albergo, cambiarmi e raggiungere gli amici per cena.
Non me ne accorgo al ritorno, dopo una sguardo all'Opera di Oslo e una lunga passeggiata in centro.
Non me ne accorgo nemmeno ieri, quando ci passo davanti per andare verso la Litteraturhuset, dove si svolge la conferenza. O meglio, noto una cosa che mi sembra un cantiere, intravedo dei poliziotti, ma non ci faccio caso.
Me ne rendo conto solo stamattina, quando vedo i fiori infilati in una grata, in quello che è effettivamente un cantiere, un cantiere che non serve a costruire, ma a ricostruire.
Sto ferma un po', cammino, mi volto, cammino ancora un po', mi volto a guardare ancora. I due poliziotti biondi, giovanissimi, mi seguono con lo sguardo, forse mi trovano strana. Mi sento un po' strana anch'io nel rendermi conto del più classico dei "guardare senza vedere".