Mini-seguito alla conversazione sull'identità online, dopo l'articolo su Salman Rushdie e l'identità persa (per un giorno) su Facebook.
M. sostiene che Rushdie dovrebbe limitarsi all'uso della pagina fan di Facebook (per intenderci: quella usata da aziende ed analoghe entità "non personali", ma poi anche da personaggi famosi)
Io ho qualche dubbio su questa posizione, e per due motivi:
1. In questo modo si verifica il paradosso per cui il personaggio famoso è scoraggiato all'uso personale del social network. Ora, certo, avere un profilo su Facebook non è certo un diritto costituzionale, è comunque gratuito e si potrebbe anche sostenere che questo è uno dei prezzi da pagare per la celebrità, alla pari di essere seguito da paparazzi o fermato per strada da sconosciuti. Diciamo che è un paradosso curioso, se non altro.
2. Ci sono sfumature tra individuo privato e personaggio pubblico, non dal punto di vista personale, quanto da quello economico: in assenza di una politica chiara e definita (Facebook ha avuto un occhio di riguardo per lo scrittore celebre?), ad esempio, quanto vi vuole perché qualcuno porti in tribunale Zuckerberg&co. affermando di aver avuto danno economico da un trattamento di questo tipo?
Insomma, questo caso può diventare un precedente?
I termini di servizio che accettiamo all'atto dell'iscrizione sono sufficienti a garantire la posizione dell'azienda in casi del genere? Anche in presenza di casi atipici?
Qualche altro spunto sul tema dell'identità online e sui social network come possibili sistemi di identificazione elettronica.
2 commenti:
è il primo caso, su fb, in cui un personaggio pubblico si trova in questa situazione? la storia personale di rushdie può avere influito?
In questo momento non me ne vengono in mente, ma devo pensarci.
Quanto all'altra domande, non so se si tratti di storia personale o del semplice "essere famoso". Ma sono sicura che ci sono altri famosi che usano addirittura nomi d'arte su Facebook, altro che primo o secondo nome.
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