domenica, ottobre 14, 2012

Il valore del mentoring diffuso

Belem
Monumento aos descobrimentos, Belém, Lisbona
Oggi una chiacchierata con Mafe ha fatto tornare in mente alcune cose a entrambe.
A lei questo post. A me un post di Zeno sulla figura del mentore e sulle persone che lo sono state per lui; il post è di qualche settimana fa e faceva parte di un progetto più ampio sul tema.

Oggi, avendo un dubbio professionale, ho pensato di rivolgermi a Mafe con cui ho lavorato in un progetto importante e cruciale per me, il primo progetto dove sono stata messa alla prova "da grande" sotto molti punti di vista: Mafe (e Marco Tosi) mi hanno permesso di prendere delle decisioni importanti, di essere parte vera del lavoro, ed è una cosa che non dimenticherò.

Ma di mentori o punti di riferimento lavorativi ne ho avuti altri: da Daniele Donati, il mio relatore, a cui devo quello l'interesse e quel po' di conoscenza che ho del diritto, a Sergio Maistrello, la prima persona che abbia pubblicato un mio pezzo (sì, pagandomi, persino) e che negli anni è stato una guida professionale (sì, scrivevo molto peggio di così), oltre che un amico, fino ad Alberto Cottica, una persona di altissimo livello professionale e personale che definire "di ispirazione" è davvero riduttivo. E, last but not least, Paola Bonini, che è stata mio supervisore in Hagakure e che, bontà sua, di fatto lo è anche adesso.

A dire il vero, questa riflessione partiva dalla considerazione che lavorare da freelance ha spesso il rischio di farti perdere la parte del mentoring, di qualcuno che ti guida: se sei bravo cresci per conto tuo, insomma, e spesso è difficile trovare buoni consigli disinteressati.

Ma poi ho pensato, man mano che scrivevo, che in realtà, queste mie persone di riferimento ci sono sempre, ma ce ne sono molte altre in questa specie di gruppo di lavoro allargato di persone "del settore". Persone più grandi e più giovani di me, sparse in varie città e nazioni con cui si scambiano idee e punti di vista e a volte si riesce a lavorare insieme.

Insomma, saranno pure tempi duri, ma il mentoring diffuso resta un grosso vantaggio (e conforto!) per quanto mi riguarda. E quindi mi sembra il caso di ringraziare - diffusamente, si capisce.


1 commento:

Alberto ha detto...

Che carina. Sono più d'accordo con la parte finale del tuo post: essere freelance ti dà accesso a un mentoring migliore, perché non sei obbligata a trovare il tuo mentore tra le quattro mura aziendali. E ti rende molto presto, a tua volta, mentore... come dimostra il fatto che tu qui citi me, ma io ti ho messo in squadra, al tempo, perché serviva un blogger più esperto di me!