Ieri mattina in un impeto di efficienza ho messo un promemoria per ricordarmi di guardare Rai Educational alle 8 e così ho fatto, tra la preparazione della colazione e l’inizio di un tentativo di giornata produttiva.
[nota: credo che Rai Educational sia l’unico programma che danno senza pubblicità – e dura un’ora e un quarto! – per motivi imperscrutabili]
L’argomento era l’assassinio di Walter Tobagi, giornalista ucciso il 28 maggio 1980 da un gruppo terroristico che, pare, voleva accreditarsi presso le Brigate Rosse.
Erano gli anni in cui anche le “regole” del terrorismo sembravano non valere più, in cui le BR uccidevano anche gli operai che, come Guido Rossa a Genova, si dimostravano ostili (Rossa aveva denunciato un altro operaio che distribuiva volantini di propaganda dei terroristi).
Ci sono tante cose che mi hanno fatto rabbrividire nel vedere i filmati, sentire le storie: l’ottusità e la mancanza di collaborazione reciproca di chi aveva il compito di indagare, la freddezza di questi ragazzi della borghesia milanese diventati terroristi, la lucidità con cui uno di loro spiega che “la vita umana era diventata variabile politica”.
Ma ancora, più di tutto, vedere un reo confesso che viene liberato in aula (il capo del gruppo terroristico sconterà meno di due anni, in base alla legge sui pentiti) e la gente che urla, indignata.
Non perché l’uomo, Marco Barbone, è un assassino che ha ottenuto la libertà vigilata.
Ma, nelle loro parole, perché è un verme, perché ha confessato. Perché ha tradito.
2 commenti:
L'operaio di Genova si chiamava Guido Rossa.
Grazie mille per la correzione. Potrei quasi dirti che hanno detto male il nome almeno una volta in tv. Ma in effetti ero sveglia da poco, quindi è molto probabile che abbia sentito male io. Grazie ancora.
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