domenica, luglio 12, 2009

I classici del settore ai tempi del web 2.0

L'altra sera chiacchieravo con Gianluca di un paio di saggi interessanti usciti di recente, Here comes everybody di Clay Shirky (tradotto in Italia da Codice Edizioni...e da Federico) e The whuffie factor di Tara Hunt.
Ho letto il primo l'estate scorsa e ho iniziato da poco il secondo e sono molto curiosa sia perché la costruzione di capitale sociale è un tema che mi appassiona da anni, sia perché al momento il mio lavoro è un po' quello della community manager, ma in senso lato...un po' "più lato" di quanto si riesca a spiegare - e questo fa parte del suo fascino.

Con Gianluca si diceva che questi libri, e altri saggi di questo genere, sono più o meno interessanti ma non sono mai "rivoluzionari", nel senso di spiegarti qualcosa di totalmente nuovo e inatteso. E questo in realtà è abbastanza normale perché abbiamo occasione di leggere e confrontarci con questi autori e pensatori ormai ogni giorno e di conoscere le loro idee e i loro esempi anche nel dettaglio. Loro, gli autori, hanno più possibilità di avere feedback e scrivono libri per sistematizzare in qualche modo concetti e idee di cui parlano tutti i giorni col pubblico dei propri lettori. Però non solo per i propri quotidiani lettori è scritto il libro, e anzi forse sono gli altri, i "nuovi lettori", i più adatti a valutare l'impatto, la novità dei concetti, il loro effettivo valore.

Noialtri, anche in questo caso, siamo immersi in una specie di bolla. Sarebbe interessante sapere da chi lavora nelle case editrici quali sono i criteri con cui vengono scelti i saggi da tradurre, ad esempio, o come i docenti universitari di queste materie scelgono i libri di testo o, ancora, come riusciamo a valutare la portata di un testo rispetto ad altri, come capiamo quali sono i libri che saranno a modo loro "i classici del settore".

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