Prima della lectio di Lessig alla Camera, ho letto di sfuggita una frase di Giovanni Boccia Artieri, piuttosto perplesso sulla scelta di #difenderelarete come etichetta di riferimento del dibattito di ieri: "Perché difendere la Rete?" (e non puntare a *diffonderla*, come poi si è detto?).
"La Rete va difesa quando ci sono leggi assurde che la negano" scrive Luca Rossi in questo thread molto interessante.
A me sembra ci sia un equivoco di fondo: il momento storico è esattamente quello. E di più: l'idea che si fa passare è che la Rete sia responsabile di comportamenti negativi o criminali che lì non nascono (mi pare lo dicesse ieri anche Gentiloni).
L'idea che si fa passare è che invece di capire ed educare le prossime generazioni (e anche questa, a dire il vero) sia meglio passare per la via più facile, da tabula rasa: chiudere, condannare, persino censurare in modo preventivo, come faceva balenare ancora una volta il viceministro Romani ieri, in modo francamente ridicolo ( con una frase tipo "non trovo il porno su youtube, vuol dire che attuano censura preventiva, no?").
No, la Rete non è "sotto attacco" come in altri posti, ma dare questo taglio a un dibattito del genere in Parlamento non mi pare affatto una idea sbagliata. Questo incontro sarà stato solo una scossa in un dibattito agli inizi? E va bene, allora scuotiamolo, questo dibattito, no?
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