Mark Glaser ha partecipato al We Media di Miami svoltosi dal 7 al 9 febbraio. Dopo molti resoconti Glaser chiede ai suoi lettori cosa li motiverebbe a partecipare e contribuire a un sito di informazione locale. Insomma, dice, di possibilità di pubblicazione ce ne sono, quindi (traduco un po') "se foste testimoni di un evento rilevante, come vi comportereste? Cosa fareste di quella informazione e perchè? Cerchereste chi vi paga di più? Il modo di avere il maggiore impatto possibile? O lo fareste solo per aiutare la comunità? Cosa vi motiverebbe a inviare materiale a uno di questi siti?"
Il post mi è rimasto in mente perchè proprio tra ieri e oggi si parlava di motivazioni alla partecipazione. C'era chi sosteneva che le motivazioni intime a partecipare e a fare comunità siano in fin dei conti sempre le stesse e che a cambiare sia solo il linguaggio. C'era chi sosteneva che il contesto - in generale, non solo quello dei media - ha la sua rilevanza nel determinare le differenze.
Quindi ci sarà magari un (minimo?) comune denominatore, ma forse quello non basta.
Poi parlare va bene, ma forse certi fattori sfuggenti si colgono con la pratica, oltre che con le riflessioni e il confronto.
E allora, tra l'altro, sono curiosa di vedere come andrà l'esperimento che inaugura La città dei cittadini 2007: "Non è un logo comune", un esperimento di voto elettronico con cui i giovani di Casalecchio decideranno il nuovo logo del Centro giovanile, luogo di aggregazione cittadino.
Curiosa anche perchè ultimamente mi sembra di non capire molto di certe logiche di ragazzi che hanno solo una manciata di anni meno di me e mi sembra strano. Beh, non molto strano, se si pensa che certi processi sociali vanno così in fretta che il concetto di generazione non è più molto legato strettamente all'anno di nascita tout court ma anche...beh, questo fa parte di un altro discorso affrontato oggi, quello sulla complessità, ed è ancora un'altra storia che è il caso di rimandare, per ora...
Il post mi è rimasto in mente perchè proprio tra ieri e oggi si parlava di motivazioni alla partecipazione. C'era chi sosteneva che le motivazioni intime a partecipare e a fare comunità siano in fin dei conti sempre le stesse e che a cambiare sia solo il linguaggio. C'era chi sosteneva che il contesto - in generale, non solo quello dei media - ha la sua rilevanza nel determinare le differenze.
Quindi ci sarà magari un (minimo?) comune denominatore, ma forse quello non basta.
Poi parlare va bene, ma forse certi fattori sfuggenti si colgono con la pratica, oltre che con le riflessioni e il confronto.
E allora, tra l'altro, sono curiosa di vedere come andrà l'esperimento che inaugura La città dei cittadini 2007: "Non è un logo comune", un esperimento di voto elettronico con cui i giovani di Casalecchio decideranno il nuovo logo del Centro giovanile, luogo di aggregazione cittadino.
Curiosa anche perchè ultimamente mi sembra di non capire molto di certe logiche di ragazzi che hanno solo una manciata di anni meno di me e mi sembra strano. Beh, non molto strano, se si pensa che certi processi sociali vanno così in fretta che il concetto di generazione non è più molto legato strettamente all'anno di nascita tout court ma anche...beh, questo fa parte di un altro discorso affrontato oggi, quello sulla complessità, ed è ancora un'altra storia che è il caso di rimandare, per ora...
2 commenti:
il denaro muove anche gli animi meno propensi alla comunicazione.
il denaro crea creatività.
ciao stella! come stai?
il conte bera
sulla conferenza "we media" consiglio di seguire gli ottimi video-podcast-reports di jd lasica
sorry, ma se dovessimo affidarci (unicamente) al denaro per attivare comunicazione e creativita', staremmo davvero freschi
dalla caverna di platone ai blog, comunicare e' una delle attivita' piu' sensate e rewarding dell'homo sapiens
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