Leggendo Internazionale (della settimana scorsa, tanto per cambiare) ho trovato questo articolo di Manuel Castells scritto alla vigilia delle elezioni spagnole:
Gesù, oltre a essere Dio, era anche molto intelligente. E sapeva che il suo regno era nei cieli, cioè nella mente delle persone, dove ognuno fa vivere i suoi dèi. Per questo disse di dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio.
E decise così di stabilire, senza ambiguità, la separazione tra la chiesa e lo stato. Ma proprio come è accaduto ad altri rivoluzionari, i suoi insegnamenti, ancora vivi per chi legge i Vangeli nel loro contesto e senza atteggiamenti settari, sono stati traditi nel corso della storia da chi si è eretto a rappresentante del potere divino sui corpi attraverso l'imposizione di un monopolio sulle anime.
Perché la chiesa, secondo il cristianesimo doc, non sono loro (i vescovi), ma siamo noi (i credenti, ognuno a modo suo). Così è stato alle origini e così è ancora oggi. Ecco perché ci sono miliardi di cattolici e altre centinaia di milioni di cristiani nel mondo per cui la spiritualità e la ricerca del senso della vita non dipendono dai proclami della gerarchia ecclesiastica, ma dal dialogo intimo che la loro mente intesse con il dolore dell'esistenza e il mistero della speranza.
È per questo che il cristianesimo è sopravvissuto duemila anni, superando anche la più grave minaccia dei suoi peggiori nemici. Cioè di quelli che hanno ucciso, torturato, censurato e commesso abusi in suo nome, attraverso il Sant'Uffizio.
Sono sempre stupita quando leggo i miei pensieri trasposti (meglio) in un linguaggio diverso dal mio. L'articolo è da leggere. Tutto.
2 commenti:
fantastico, grazie per averlo linkato.
Tempo fa avevo l'abbonamento a Internazionale. Sarà il caso di rinnovarlo?
Secondo me sì!
Mi spiace solo di non aver mai abbastanza tempo per leggerlo tutto.
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