Seconda lezione.
Armati di una casella di posta nuova di zecca e di relativo accesso a un blog i miei piccoli alunni si mettono di buona lena a scrivere il loro post di presentazione.
Complessivamente.
Nel senso che quando non mettono salvaschermi coi calciatori preferiti o i cantanti di X Factor, quando non chiacchierano con gli amici, quando non giocano col cellulare, i ragazzini fanno anche ciò che chiedo loro. Anzi, il più delle volte lo fanno contemporaneamente.
Uno dei problemi pratici principali è che, contrariamente a quanto mi era stato detto, ci sono altri corsi che hanno bisogno dell'unica aula multimediale e quindi devo inventarmi qualcosa da fare per una parte del tempo in un'aula priva di computer.
Nella scorsa lezione ho preso spunto da alcune domande per chiacchierare su come comportarsi in Internet, argomento che ha raccolto mani alzate e molta partecipazione (sono molto più consapevoli di tanti adulti)...e, per me, l'ebbrezza di scrivere alla lavagna da insegnante!
Non sono mancate le domande su quello che si può e non si può scrivere. "Maestra posso scrivere che Berlusconi e la Gelmini fanno schifo?" mi chiede D.
Uhm, respiro.
Provo a dire che forse è meglio argomentare il dissenso (essere voltata verso la lavagna mi ha dato qualche secondo in più per controllare l'istintiva risposta) e subito ricevo risposte positive e motivate sull'affermazione iniziale. "In effetti se uno scrive che faccio schifo e non dice perché non è molto giusto, secondo me" conclude D., non prima di avermi spiegato perché PresDelCons e Ministro dell'Istruzione non gli vanno proprio giù.
Alla seconda lezione posso dire che le tre ore con una ventina di undicenni stancano fisicamente, ma danno grandi soddisfazioni.
Sono svegli, divertenti, molto presi da quello che facciamo ed evidentemente ancora non in "fase scuola media" (cioè non fanno gli stronzetti).
Mi rendo conto che "insegnare" loro qualcosa è solo la metà del lavoro: l'altra metà è tenerli attenti, spiegare le cose a più velocità, non far annoiare i più vivaci, non lasciare indietro i più timidi.
E gestire lo stupore quando, più veloci della luce, alla richiesta di prendere appunti qualcuno tira fuori il cellulare e dice "Non ce n'è bisogno, faccio una foto a quello che hai scritto alla lavagna".
Lo facesse con strafottenza, almeno. Invece no, assoluto candore.
[ripetersi "Non ridere, tu sei un'insegnante. Saresti un'insegnante. Ok, non ridere e basta. Dai, non troppo, almeno". Comunque la prossima volta usano tutti quaderno e penna, lo hanno promesso.]
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