mercoledì, novembre 30, 2005

Considerazioni sparse sull'assenza di letteratura italiana contemporanea (nella mia vita)

In seguito a domanda apparentemente innocua mi rendo conto che da molto tempo non leggo letteratura italiana contemporanea. Praticamente niente successivo a Calvino. Insomma, si', Calvino e' contemporaneo, ma avete capito.

Gia' che ci sono, devo pure pensare a consigliare un libro italiano che parli di giovani e/o contenga abbastanza slang (una ragazza vorrebbe fare una traduzione di alcune pagine per la sua tesi). E a me viene in mente solo "Jack Frusciante e' uscito dal gruppo"...che, insomma, leggerlo dopo i 16-17 anni non e' nemmeno tanto il caso...
Cosi' mi ritrovo a chiedermi cosa c'e' in giro nel panorama letterario italiano. Brancolando nel buio.

Forse perche' leggo meno, causa ultimi esami, corso di italiano (come insegnante!), lavoro e tesi (che mi assorbe, si impossessa di me e mi fa occasionalmente sbarellare).
Forse perche' la letteratura contemporanea che riesco a leggere e' solo quella emozionalmente gratificante e non intellettualmente impegnativa: Pennac, Coe, Hornby. Stranieri, direi.
Forse perche' non riesco a tenere la concentrazione oltre lo spazio di un racconto. Carver, straniero.
Forse perche' mi e' presa la mania degli scrittori sudamericani, poeti e non. Neruda, Cortazar. Ecco, appunto.
Forse perche' la letteratura italiana contemporanea "nuova" - leggi: romanzi di autori vivi e possibilmente piu' giovani dei miei genitori - fluttua nella definizione. Precisamente fluttua tra gli autori "ggiovani", i "vincitori dei premi letterari" e i "casi letterari".
Roba da crollo del desiderio (di leggere).



N.B. Esulano dalle considerazioni di questo post sia Camilleri (che pero' non e' piu' giovane dei mei genitori) che Lucarelli, di cui devotamente leggo tutto quello che mi capita, ma sono libri "di genere" quindi fanno eccezione.

Nessun commento: