[Dallo scorso 15 maggio in Spagna è in corso una protesta pacifica che ha portato in piazza moltissime persone in mobilitazione permanente, prima a Madrid, presso la Puerta del Sol, e poi in moltissime città spagnole. Qui la traduzione di un articolo di El Paìs che spiega le richieste di queste persone. Mi sembra ce ne sia bisogno, data la quasi assenza del tema sui mezzi di comunicazione italiani, e per l'impatto di quello che sta succedendo - in modo autorganizzato, non politicizzato e del tutto pacifico.
La traduzione è di Matteo Colombo.] 
A pochi metri dal Parlamento spagnolo, è nato un altro parlamento.  Un'altra democrazia nasce da zero al chilometro zero, e ha trasformato  la centralissima piazza della Puerta del Sol di Madrid in una grande  agorà. Anziché banchi pieni di deputati, metri quadrati di suolo.  Anziché un presidente della Camera, un moderatore che viene da studi  classici e che attualmente lavora come interprete.
Un  ragazzo prende nota di tutto ciò che si dice e fa un riassunto di ogni  tema prima di passare al seguente. Non esiste un ordine del giorno, ma  un foglio con 24 punti di discussione, aperti a contributi e proposte  che si susseguono semplicemente per alzata di mano, e che vengono  approvati agitando la mano come nel linguaggio dei sordomuti.
Esistono  commissioni suddivise per aree tematiche (comunicazione, assemblea,  infrastrutture, alimentazione...), ma anziché avere sede in uffici si  trovano sotto tende, teloni, o anche a cielo aperto. Ci sono perfino i  capannelli di discussione, che però non stanno nei corridoi, ma per  strada, in ogni angolo. Confronti dialettici accalorati e appassionati  nascono come funghi, nella nuova agorà della Puerta del Sol. Basta  tendere l'orecchio e chiunque può aggiornarsi sui temi più caldi  dell'attualità. I cittadini parlano.
 «Consideriamo  ingiuste leggi come la Ley de Extranjeria [legge sull'immigrazione che  prevede, tra le altre cose, multe fino a 10.000 euro per chi dà rifugio a  immigranti clandestini, laddove per “rifugio” si intende “sostentamento  economico”, leggi: colf e badanti], il Plan Bolonia [o Bologna Process,  un progetto di riforma universitaria europea], la Ley Sinde [legge sul  diritto d'autore in rete con importanti ricadute sul controllo  dell'espressione online], la legge elettorale, e la legge di uguaglianza  di genere», risuona da un megafono che passa di mano in mano  nell'assemblea. «Bisogna farla finita con il sostegno dello stato alla  Chiesa», sostiene una signora di mezz'età. «Le misure di salvataggio  economico devono interessare le famiglie sfrattate, e non le banche»,  dice un giovane. Una valanga di proposte che si protrae per un'ora e  mezza. «Stiamo cercando un consenso su alcune linee guida che ci aiuti a  chiarire le questioni che vogliamo promuovere», osserva il moderatore.
Come  nel racconto “L'autostrada del Sud” di Julio Cortázar, un evento  straordinario ha prodotto una realtà nuova dotata di una dinamica  propria. La manifestazione che lo scorso 15 maggio ha riunito migliaia  di persone indignate per la situazione sociopolitica ed economica della  Spagna, e il successivo accampamento permanente nel centro nevralgico di  Madrid, hanno generato un micromondo che va creandosi e  contemporaneamente gira, in senso contrario a quello che stava  diventando quotidiano.
La prima tappa è stata organizzarsi  e garantire i bisogni di base. La seconda, in questo preciso momento, è  articolare un discorso che permetta di spiegare alla società un  malcontento globale e generalizzato contro le carenze del sistema  democratico imperante.
L'obbiettivo è quello di dare  fisionomia definita a una protesta che è riuscita nell'impresa di  aggregare l'enorme ed eterogenea quantità di persone che stanno  prendendo parte a questo movimento spontaneo. Un movimento che, al di là  di chi presenzia ogni giorno alla Puerta del Sol, riunisce e concentra  un più ampio sentimento collettivo di disincanto ed esasperazione che  sta mettendo in ginocchio il paese. Il cosiddetto “Movimento 15-M” si  gonfia e si sgonfia, cresce e diminuisce a seconda dell'orario. Ogni  giorno ci sono tre assemblee e una concentrazione.
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Il  lavoro e le riunioni di ieri si sono quindi concentrati sul creare un  germe di questo manifesto di base. Innanzitutto, i temi principali che  più stanno a cuore, poi le proposte, e infine le votazioni. Il risultato  di questo processo sarà una specie di programma generale che sostituirà  il manifesto originale, che si limitava a identificare il movimento, e  che cercherà di dare una risposta alla grande domanda degli ultimi  quattro giorni: agli indignati le cose come stanno non piacciono. Ma  cosa vogliono?
Le assemblee di ieri hanno manifestato il  loro appoggio a una serie di proposte che, sommate a quelle che a mano a  mano vengono depositate nelle urne di raccolta di ciascuna commissione,  costituiranno la base sulla quale, una volta effettuata una votazione,  si cercherà di elaborare il manifesto di base di cui sopra. Di seguito,  alcune delle rivendicazioni emerse:
 - Abolizione delle leggi ingiuste.  Cancellare e sostituire norme come la Ley Sinde, il Plan Bolonia, La  Ley de Extranjería, la Ley de Partidos o la legge elettorale. Si  sostiene inoltre che le leggi-quadro approvate dalle Corti debbano  essere precedute da un referendum.
- Terza Repubblica.  C'è chi chiede un referendum per scegliere tra monarchia e repubblica,  mentre altri preferirebbero far sparire completamente dalla Costituzione  qualsiasi cosa abbia a che vedere con la famiglia reale.
- Riforme fiscali.  Si chiede di «favorire i redditi più bassi», che «chi possiede di più,  paghi di più» e che «l'IVA diventi un'imposta progressiva.» Chiedono  inoltre, tra molte altre cose, «l'applicazione della Tobin Tax per  colpire la speculazione e il movimento di capitali, e che le relative  entrate vengano reinvestite nel sociale.» Analogamente, si propone di  «nazionalizzare le banche salvate.»
- Trasporti e mobilità.  Favorire il trasporto pubblico e alternativo all'auto, creare una rete  di piste ciclabili, sovvenzionare l'abbonamento ai trasporti pubblici  per i disoccupati.
- Riforma delle condizioni di lavoro della classe politica.  Si chiede la soppressione degli stipendi vitalizi, della "formazione  controllata" per i funzionari pubblici (chiedono che si acceda ai  livelli più alti di queste professioni tramite concorso), la revisione e  il bilancio dell'attività politica alla fine di ogni mandato, liste  elettorali pulite e libere da imputati di corruzione politica.
- Democrazia partecipativa e diretta.  Auspicano un funzionamento per assemblee a livello cittadino  (quartieri, distretti) che si basi su Internet e sulle nuove tecnologie.  Chiedono inoltre di aver voce in capitolo sulle questioni relative alla  gestione dei budget delle varie amministrazioni. In generale, la  decentralizzazione del potere politico.
- Miglioramento e regolarizzazione dei rapporti lavorativi.  Nella sostanza, mettere fine alla precarietà salariale e all'«abuso»  degli stagisti, fissando un salario minimo di 1200 euro, con uno Stato  che si faccia garante del lavoro e dell'uguaglianza salariale.
- Ecologia e ambiente. Chiusura immediata delle centrali nucleari e promozione delle economie sostenibili.
- Recupero delle aziende pubbliche privatizzate. La gestione deve tornare nelle mani della pubblica amministrazione.
- Forze dell'ordine. Riduzione della spesa militare, chiusura delle fabbriche di armi e rifiuto di intervento in qualsiasi guerra.
-  Recupero della memoria storica. Condanna del franchismo.
L'articolo è stato pubblicato oggi su El Pais ed è a firma di Patricia Ortega Dolz e Inés Santaeulalia

 
 
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