sabato, dicembre 30, 2006

How cyber can you get (if you're running for the White House)?

"How cyber can you get?"
Questa è la domanda che si pone Jeff Jarvis commentando l'annuncio della candidatura di John Edwards per le elezioni presidenziali 2008. Il giornalista si chiede se questo sia un punto di svolta nelle campagne elettorali o solo un tentativo di restare al passo coi tempi.

Ma non solo. Sally Greene (Chapel Hill Town Council) sostiene - traduco - che "un flusso continuo di email e video su YouTube non riuscirà a farcela da solo. C'è il problema di quale sia il suo messaggio, quello che sostiene, se gli crediamo (e anche il problema di raggiungere i milioni di persone che non sono su Internet)".
Sally spiega anche che c'è stata una conference call per blogger durante la quale Edwards ha detto questo (il grassetto è mio, si capisce):

"This will be a campaign built from the ground up, which means all of you are critical getting this message out. . . . We don’t want this to be a situation where everybody is listening to candidates make promises for two years, [with the hope] that someone will be elected who will bring change. . . . There's everything wrong with that. We shouldn’t wait. That’s what we’ve done in the past and change has not occurred. I want to help lead this grassroots movement to accomplish things starting right now. The idea that some politician is going to come along and save all of us is nonsense to begin with. We have to take charge."


Per ora sembra che Edwards tenga parecchio ai blogger e che i blogger lo ascoltino attentamente: pare infatti che, parlando di guerra in Iraq, il neocandidato abbia usato la parola "escalate" ("It is a mistake for America to escalate the war in Iraq."), il termine usato dai blogger, come fanno notare Kos* ed Ezra Klein, tra gli altri - ora io non so quanto questa cosa sia sintomatica, ma, ad ogni modo, molti blogger lo fanno notare.
Sempre Klein (che scrive per The American prospect), inoltre, sottolinea come l'enfasi dell'annuncio fosse sull'impegno del singolo piuttosto che su questioni eminentemente politiche, insomma "Edwards ha spiegato meglio perchè impegnarsi come volontari con lui [per le cause e i temi che sostiene,ndS] che non perchè si dovrebbe votare per lui".

Ecco, per la mia vita specifica, al momento io non ho bisogno di decidere se credergli o no. Però penso che seguirò questa campagna elettorale, specie perchè mi interessa vedere come si svilupperà, se manterrà le premesse (e le promesse) e soprattutto come verrà integrata con fattori più tradizionali delle elezioni politiche degli USA: i media e soprattutto le lobby.

Se intanto volete qualcosa più mainstream (la diatriba sull'autoreferenzialità è viva e lotta insieme a noi?!) qui c'è l'articolo di Jackie Calmes pubblicato dal Wall Street Journal in cui si parla del principale tema affrontato da Edwards nel suo messaggio: la povertà.
E, in ogni caso, ecco (via Bora Zivkovic) un elenco di blog che hanno parlato di questa prima campagna elettorale "ai tempi del web 2.0".



* Daily Kos, il più celebre blogger liberal degli USA, ospita anche sia il "diario" (riuscirà a essere davvero tale?) di Edwards che post critici sul candidato



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1 commento:

Anonimo ha detto...

John Edwards ha anche un account su Flickr..