giovedì, agosto 25, 2005

Microcosmo

Per qualche giorno sono l'unica occupante di casa mia. Insolitamente vuota. Silenziosa.

In certi momenti mi sento come quando, bambina, venivo lasciata a casa da sola ed era come avere un piccolo mondo a mia disposizione. Ora non c'è la "trasgressione" di cercare, che so, i dolci nascosti o andare a letto più tardi dell'orario stabilito. Ora si fanno le ore piccole a sfinirmi gli occhi sulla tesi, a scaricare canzoni e a ruminare gli ultimi mesi (senza fare bilanci, gente, non mi riconosco più) in attesa del salto del continente.

Il salto del continente è sport che andrebbe comunque praticato almeno una volta nella vita. Il magnifico effetto positivo che ha avuto su di me è quello di riuscire dove anni di forza di volontà hanno fallito: vivere il momento senza preoccuparmi del futuro. In altri tempi sarei stata terrorizzata dal cambiamento radicale e più ancora dal cambiamento di quello che lasciavo.

Ora, curiosamente, anche se, i dubbi, le domande, le questioni in sospeso aumentano di giorno in giorno non devo fare nemmeno uno sforzo per farli andare in quella sorta di contenitore praticamente a tenuta stagna con su scritto "Apri al tuo ritorno" (non prima di Natale, quindi). Viene naturale, così come viene naturale camminare a piedi nudi sul pavimento freddo (ha ricominciato a far caldo appena sono tornata dalle vacanze o è una mia impressione?) e riguardare gli ultimi mesi con ritrovata serenità e districare tra i quintali di parole e preoccupazioni quelle piccole cose buone che ho trovato, capito. Mio malgrado, contro quelle che ormai sono abitudini più che convinzioni.

Tempo e spazio sono le necessità, ed è meno banale di quanto possa sembrare.

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