Su questo tema il ragionamento di Francesco Cundari pubblicato oggi su LeftWing merita la lettura:
Perché le cose sono due: o ha ragione Veltroni, quando nell’assumersi ogni responsabilità fa capire chiaramente che a lui non ne spetterebbe nessuna, che la colpa è solo e sempre di quegli altri, quelli che la sua linea politica avrebbero instancabilmente sabotato, e allora non si capisce come quegli altri possano applaudire il suo “bel gesto” e appoggiare il suo vice; oppure Veltroni ha torto, perché è la sua linea che ha portato al disastro, e allora, com’è possibile che sia il suo vice a “voltare pagina”?
Sabato, all’assemblea costituente che sarà chiamata a ratificare – ancora una volta – questo bell’accrocchio, si pone dunque un’alternativa secca: o Franceschini si presenta dicendo tutto l’esatto contrario di quello che ha detto Veltroni in conferenza stampa, riconoscendo che il problema non è di persone né di personalismi, ma di linea politica, e che è quella linea che dev’essere cambiata, perché era radicalmente sbagliata; oppure, e ci riesce difficile nascondere la nostra intima preferenza per questa seconda ipotesi, i delegati dell’assemblea costituente, che sono stati eletti per costituirlo, questo benedetto partito, e non per ratificare una volta all’anno decisioni prese da altri – se lo riprendono, votano contro, bocciano Franceschini e bocciano soprattutto l’accordo, rispediscono al mittente la generosa offerta del gruppo dirigente e aprono, con questo semplice gesto, stavolta sì, per davvero, una fase nuova.
E’ un salto nel buio? Senza dubbio. E’ rischioso? Certamente. Le conseguenze sono imprevidibili? Proprio così. E’ questo il bello. E poi, sinceramente, non è che sia rimasto molto da perdere.
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