lunedì, ottobre 22, 2007

Rivoluzioni copernicane senza fretta

Qualche tempo fa durante una chiacchierata, mi è stato chiesto cosa ne pensassi del giornalismo online, del rapporto tra Rete e informazione. Diciamo che un pochino mi sono tirata indietro. Non essendo una giornalista e non facendo informazione tout court, volevo cercare di evitare una valutazione sintetica in poco tempo a proposito di un problema complesso.

Il paragone che è stato fatto con gli USA mi ha un po' aiutato a dire un paio di cose, forse banali per un buon numero di persone, quelle con cui quotidianamente mi confronto su questi temi. Però spesso mi capita di parlare con amici che fanno tutt'altro e capita di farci domande sui rispettivi temi cruciali. Mi auguro che sia almeno un po' utile per le future conversazioni.

Dalle ricerche della tesi ricordo bene un post e una frase di Jay Rosen che mi torna in mente ogni volta che viene toccato l'argomento: "Bloggers Vs. Journalist is over". E negli Stati Uniti se ancora, qualche volta, sui giornali qualcuno tratta l'argomento con le stesse argomentazioni di qualche anno fa, è piuttosto facile che venga sconfessato sullo stesso terreno (e tramite lo stesso mezzo di comunicazione).

Ma qui siamo ancora all'elemento novità e le definizioni e la complessità di quanto è nuovo spaventano sempre.
Dice bene Sergio Maistrello:

ciò che sta accadendo in Rete può essere sintetizzato in modo molto semplice: le persone hanno la possibilità di fare in prima persona e di condividere ciò che fanno con chiunque altro al mondo. Non è un invito a sostituire i mediatori tradizionali - i quali, se curano la propria ansia, vivranno ancora a lungo - quanto semmai un'occasione per ripensarci tutti quanti come attori sociali a tutto tondo, domatori di comunicazioni a due vie, amplificatori di messaggi all'interno delle proprie reti sociali, inventori di nuovi punti di vista. Anche mediatori, nella pratica, ma senza l'ambizione delle folle, perché le rivoluzioni copernicane del pensiero umano agiscono nel piccolo e senza fretta.


Non so se il cambiamento vada al ritmo delle generazioni, come ha detto Chris Anderson (riporto l'articolo di Ed Cone che lo ha intervistato), io spero sia più rapido. Io spero abbia ragione Ed quando dice:

Maybe this is the way it works now, with this networked technology, in small steps taken by individuals and groups. No mass-audience moment, no celebrated tipping point [...] but a million loosely linked events and projects distributed across the country and the Net, with big changes coming from the bottom up.

E il punto è che stiamo perdendo tempo, spesso su questioni che non esistono (in campo giornalistico) o che "stanno arrivando" (in ambito aziendale, per esempio) e non si potranno ignorare a lungo.

Siamo indietro nella costruzione di un rapporto proficuo e virtuoso tra mass media e Rete. Spero solo in termini di tempo, ma non posso giurarci. Potrei provare a spiegarmi ma credo che non riuscirei a farlo meglio di quanto ha fatto Sergio parlando di un'occasione che stiamo perdendo. Mi sembra che sia questo che un po' tutti gli attori di questo scenario non colgono: questa rivoluzione non sarà di "rottura".

E allora così, a tempo perso, sono andata a guardarmela, la definizione di rivoluzione:

ri|vo|lu|zió|ne
s.f.
FO
1 rivolgimento violento e profondo dell’ordine politico e sociale tendente a mutare radicalmente governo, istituzioni, rapporti economici e sociali
2 rapida e radicale trasformazione dell’assetto sociale ed economico di un paese sostenuta o guidata da determinate forze sociali o politiche
3 estens., rapido e radicale mutamento di un sistema economico–sociale dovuto all’introduzione e all’applicazione sistematica di nuove scoperte scientifiche e tecnologiche: l’informatica ha portato a una r. tecnologica
4 fig., scompiglio, confusione: quei tre bambini portano la r. in casa
5 estens., profondo mutamento della mentalità, del modo di comportarsi e di agire di una società o di larghi strati di essa: r. dei costumi | profondo mutamento e rinnovamento in campo culturale o artistico in seguito a nuovi studi, nuove interpretazioni, esperienze, ecc.: la r. coloristica del Caravaggio
6 BU lett., movimento di un corpo intorno a un centro o un asse
7 TS astron., moto orbitale di un corpo celeste che compie un’orbita ellittica intorno a un altro: la r. della Terra attorno al Sole


Ci si aspetta che un cambiamento sia tale solo se improvvisamente rompe uno schema, solo se all'improvviso qualcosa diventa radicalmente diverso. Invece per certi aspetti il cosiddetto tipping point non si può vedere e ce ne accorgeremo quando sarà già passato da un po' e certe cose saranno diventate automatiche.

Che dire, non chiamiamola rivoluzione, se proprio ci si confonde




3 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido appieno tutto.
Un buon argomento da approfondire a quattr'occhi. O anche più - di occhi. Magari nel prossimo barcamp. :)

Anonimo ha detto...

E' il concetto di rivoluzione graduale, quello che sta alla base anche della Disruptive Technology .

Gianmario ha detto...

Mi limito alla situazione italiana. E' sicuramente interessante dal punto di vista teorico quanto dici, ma lo sarebbe di piu' se il mondo fosse popolato da giornalisti come quelli dei film degli anni "40", che vanno alla ricerca dell'informazione ad ogni costo. Il problema e' che molte persone sono infastidite non dai giornalisti, ma dai NONgiornalisti che popolano le nostre TV e che NON fanno domande. Il problema e' che il giornalista XY ha davanti il politico YZ e non fa le domande che io vorrei che facesse. Da li tutta la polemica giornalisti/boggers, che altrimenti perde un po' di senso.

Ciao.