venerdì, novembre 06, 2009

Un souvenir qu'on va chérir

C'è stata una sera, ormai un paio d'anni fa, in cui sono tornata a casa riflettendo su alcune cose e dicendomi "adesso appena torno a casa le scrivo sul blog".
Beh, era un periodo particolare, in cui questo blog era molto più una specie di diario, dove molto più spesso raccontavo le cose che facevo e la mia vita quotidiana, anche perché abbastanza fuori dal comune, in quei mesi.
Ma più di tutto ho pensato che volevo farlo per ricordarmi alcune cose precise, perché sapevo che molto più probabilmente le avrei rilette, ripercorrendo quei mesi attraverso le cose scritte qui. E così è stato.

Stasera sono tornata a casa pensando più o meno la stessa cosa, ma non a seguito di particolari riflessioni (cosa che sembra non riuscirmi ultimamente), ma della semplice constazione che oggi - o ieri, o due giorni fa, non so con precisione - ho raggiunto un traguardo. Non so se dovrei definirlo sogno oppure obiettivo, fatto sta che è lì, era un desiderio forte e ce l'ho fatta a realizzarlo.

Me ne sono resa conto oggi, tra il lavoro e l'acquazzone che mi sono presa, tra un incontro in libreria e un panino mangiato al volo, e non ho nemmeno davvero esultato, pur sentendomi davvero soddisfatta.
Ho pensato che forse ormai è così, che a meno di un lavoro per cui vinci campionati (o elezioni? mh), il momento in cui raggiungi qualcosa a cui tieni arriva di solito in un marasma di impegni, piccole incombenze quotidiane, progetti di vario tipo e forme assortite di "fare andare avanti la baracca". Hai appena il tempo di guardarti intorno, chiederti se l'hai davvero fatto tu, e come, e quando, e se è merito tuo o hai avuto fortuna.
Ma molto in fretta, mentre guardi alle cose che hai in mano e sbirci un pochino avanti, mentre cerchi parole per le cose che fai, mentre accumuli libri da leggere e fogli con appunti per cose che un giorno forse scriverai. Mentre ti chiedi se ci sono altre cose che vuoi, altri obiettivi, e ti accorgi che non hai il tempo di fermarti a pensare nemmeno più a quello.
E che questo è difficile da capire e forse più ancora da accettare, che la vita sia fatta sempre meno di grandi momenti, e prepararsi per qualcosa, prepararsi a qualcosa, è semplicemente quello che facciamo per la maggior parte del tempo, spesso senza rendercene conto, assorbendo la provvisorietà che è in quasi tutto e tenendoci stretto quel poco che - per incredibile fortuna o bravura - precario non è.

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