La divinità che controlla le agende è un'invenzione di un amico quando ci trovavamo a rimandare un caffè da prendere insieme o un cinema per settimane perché i reciproci impegni non coincidevano mai o per improbabili imprevisti dell'ultimo minuto. Questo pur vivendo nella stessa città, a 20 minuti di distanza.
Il dio delle agende questo weekend l'ho fregato a colpi di organizzazione e di pressione stabile - ché il caldo torrido di Bologna a luglio lo capite solo se ci andate.
Ci sarebbero molte cose da dire, di gente appena conosciuta, di gente che sembra cambiata, di chi non vedevo da un anno e però sembrava solo una settimana, di una lunga mattina a sentir parlare di politica, ad ascoltare discorsi intensi e sentiti e a provare a credere e sperare un po' di più.
Il dio delle agende l'ho fregato trovando il tempo di una chiacchierata lunga e meno contorta del solito, quella in cui i ruoli sono confortevolmente sempre gli stessi e tu senti di conoscere la persona tua interlocutrice a memoria, anche quando ti dice cose che non sai e che non potevi sospettare. E poi, inaspettatamente, quando ti ricorda che persino i momenti in cui facevi la buffona hanno avuto senso - voglio dire, avevano un senso, io lo sapevo.
Faccio ancora così del resto, me ne rendo conto, incluso dare opinioni in modo poco delicato - ma solo a pochi (discutibilmente fortunati) eletti.
(stai a vedere che devo arrivare fino a Bologna in pieno luglio per rendermi conto di quanto poco io sia cambiata)
2 commenti:
Vieni, vieni pure a Bologna senza passare a salutarci...
O tempora, o mores!
Lo sapevo che lo avresti detto! :)
E anche: avevo un po' di cose da fare necessariamente (tra cui "grossa grisi" altrui), ho preferito fare così piuttosto che dirlo e poi non farcela.
Ma la prossima volta ci vediamo di sicuro. Baci!
Posta un commento