sabato, febbraio 07, 2009

Stasera, davanti a Palazzo Chigi

Ho deciso che scrivo adesso, ché la serata non è ancora finita e in circolo ho ancora un po' dell'incazzatura di oggi. Altrimenti magari adesso vado a dormire, mi rigiro nel letto per un paio d'ore e domani sarò più tranquilla e forse meno arrabbiata (ma su questo non ci giurerei).

C'è che io non ho parole, solo rabbia, nel vedere che stanno calpestando tutto quello in cui credo o, alla meno peggio, non fanno assolutamente niente per difenderlo.

C'è che oggi hanno fatto uno, due, tre passi ancora, a gamba tesa per distruggere le istituzioni, strumentalizzare la sofferenza delle persone, sfruttare, sfruttare, sfruttare per scopi che nemmeno capisco più nel dettaglio, che sembrano quasi non avere logica se non nel delirio di onnipotenza e nella progettata (pianificata?) demolizione di Costituzione, prassi istituzionali, senso civico, democrazia.


C'è che tra ieri e oggi si sono sentite tante di quelle bestialità che persino a me è venuta voglia di prendere a schiaffi Berlusconi, Binetti, Movimento per la Vita e via dicendo, una lista lunga quanto il Parlamento e oltre, anzi quanti sono i giorni di sofferenza di una ragazza (e della sua famiglia) che è diventata un simbolo di troppe cose suo malgrado.

C'è che oggi quando alle cinque del pomeriggio ho sentito che qualcuno si riuniva davanti a palazzo Chigi è stato quasi un istinto: ho comunicato la cosa a tutte le persone possibili, mi son messa le scarpe e sono andata a prendere la metro. Non perché pensassi di fare chissà cosa, e, per una volta, senza preoccuparmi di come un gruppo che protesta potesse essere strumentalizzato (stasera non guarderò Matrix né Porta a Porta ad ogni buon conto).

C'è che mentre ero in metro quasi tremavo e a un certo punto ho seriamente temuto di mettermi a piangere. No, non è emozione del momento, l'ho detto. È che – l'ho già detto – da tanto, troppo tempo mi stanno calpestando, rovinando, stracciando in mille pezzi quello in cui credo. Lo stato, la democrazia, quelle cose per cui i miei nonni non hanno avuto una giovinezza, per cui mio nonno ha passato gli anni di ventenne lontano da casa sua, in guerra, e mia nonna ha visto morire le amiche sotto i bombardamenti (retorica is the new black, passatemi le ultime tre righe).

E poi la fede, che è una cosa che fa parte della mia vita, che qui diventa religione che diventa Chiesa cattolica che diventa semplicemente un altro governo, un'altra gerarchia che dice di parlare di fede e invece proprio di fede non parla da troppo tempo per interferire con un altro governo, per perseguire un fine che è semplicemente quello di tutte le organizzazioni, perpetuarsi.

C'è che un po' mi sono rincuorata a vedere chi, per venire davanti a Palazzo Chigi, si è infilato la prima cosa che aveva a portata di mano, chi ha mollato una riunione importante, chi è arrivato trascinandosi tutti i colleghi, chi era sceso in piazza solo per gli scudetti della Roma, chi ha detto “non potevo essere altrove”.

C'è che è stato bello vedere lì i miei amici e sentirmi meno sola nell'essere incazzata (“indignata” si dice ancora? È già così fuori moda?”).


Stasera a cena una persona che stimo molto diceva una cosa tipo che nei regimi, prima che si instaurino, la vita era normale, poi c'è stato un cambiamento progressivo, graduale, crescente (sintetizzo in modo becero, sia chiaro). Insomma, ci deve essere stato un momento in cui è scattato qualcosa. Io a questa cosa penso da un po' e non so dire quale possa essere il punto di svolta, in questi mesi in cui ogni giorno viene manifestato disprezzo per le istituzioni e per i diritti dei cittadini in mille modi diversi, nel silenzio generale, nel timore di prendere una posizione. Cosa sarà questa volta? La schedatura dei clochard? La possibilità per i medici di denunciare i clandestini? La legalizzazione delle cosiddette “ronde padane”? Dire che Eluana Englaro può fare figli? Dribblare le istituzioni per fare un atto puramente rappresentativo e di facciata (perché a rigor di legge non c'è modo di fare una legge in tempi tanto brevi)?


C'è che oggi, davanti a Palazzo Chigi ho passato tre ore. Nel momento di maggiore calca saremo stati forse 300 (ma non sono molto brava con queste stime), all'inizio solo radicali e UAAR, poi varie forme di partiti di sinistra, poi persino qualche bandiera del PD. Cori, molte chiacchierate, fotografi e telecamere, sarei curiosa di sapere cosa è stato raccontato, e come.

Eravamo pochi, era una manifestazione improvvisata – e non programmata con mesi di anticipo – e non si è chiesto né ottenuto niente ma sono stata contenta, in qualche modo.

Ecco, c'è che io non so se ho fatto qualcosa di buono o di utile oggi ma sentivo di non poter fare altro, di non poter essere altrove.


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Un abbraccio, Antonella... e grazie per avermi "portato lì", anche solo con lo spirito. E per quanto possa contare... non sei sola... NON SIAMO soli... per fortuna.

Fede ha detto...

Sottoscrivo tutto e soprattutto la tristezza e indignazione.qui il limite della decenza è stato ormai travolto.

ALittaM ha detto...

Brava. Bravissima. Ha ragione Giovy... non sei sola e non siamo soli. Un abbraccio, Ale

Anonimo ha detto...

Un po' in ritardo, ma sottoscrivo anche io tutto...

Antonella Napolitano ha detto...

Va benissimo anche in ritardo.
Del resto di questo tema si continua a parlare e si deve continuare a farlo.