La mappa della blogosfera non è la mappa della blogosfera.
Cioè può esserlo.
Cioè può averne la forma.
...ma allora?!
1. Approcci vagamente scientifici: la metodologia della ricerca sociale...
Ci sono due aspetti "scientifico-metodologici" della questione.
Intanto, intuitivamente, la mappa non corrisponde a tutta la blogosfera, così come
L'articolo pubblicato su Nova* ci dice quanti sono i blog, i link presi in esame, che si parte da un nucleo di un certo numero di blog (una cinquantina). Poi, se non ricordo male, c'è un passaggio dell'articolo in cui si dice che è "un campione rappresentativo della blogosfera italiana". Ora, stando ai miei ricordi dell'esame di Metodologia della ricerca sociale (che mi ha tolto la gioia di vivere per qualche mese, ma è indubbiamente utile in certi contesti - l'esame, non la perdita della gioia di vivere), questo non si può effettivamente definire "campione rappresentativo".
Quando si fa un campionamento ci sono un paio di incognite da considerare: il parametro oggetto di stima e la rappresentatività del campione. Il campione rappresentativo è quello in cui il parametro stimato coincide con quello vero della popolazione
Il presupposto di origine dell'analisi è importante: posto che, per il discorso di cui sopra, non si sta parlando di un campione rappresentativo, bisogna vedere se "prima rappresentazione" indica, ad esempio, "prima rappresentazione della forma e dei legami". Cioè, per dirla con Stefano Vitta, se le protagoniste sono le linee e non i punti.
La popolazione presa in esame è quella degli utenti (diciamo così) "consapevoli", vale a dire dotati di sufficiente dimestichezza e interesse da registrarsi a BlogBabel.
Alla base possono esserci varie motivazioni*: può esserci stata la convinzione che solo gli "utenti in qualche modo consapevoli", e dunque in grado di usare certi strumenti, siano influenti. Oppure che, non potendo avere a disposizione l'intera popolazione, studiare questo campione "casuale" potesse essere soddisfacente secondo parametri definiti.
Per dire, uno potrebbe dire che io sono "rappresentativa della gente che vive a Bologna" non su base demografica ma, magari, basandosi sul fatto che soddisfo dei parametri di rappresentatività variamente stabiliti e che sono specifici di quello che si vuole dimostrare e, magari, usando una disciplina specifica del settore su cui sto facendo ricerca? Questa sarebbe un'ipotesi di lavoro, ipotesi che, in questo caso, mi pare plausibile se, come credo (e come dice Luca De Biase), lo studio si basa sulla scienza delle reti - di cui so davvero poco, non abbastanza da dire quanto la rappresentatività di un campione abbia peso (però, a naso, almeno un po', no?).
3. A chi serve questa mappa
In ogni caso ritengo che forse andassero spiegati meglio alcuni aspetti del metodo che è alla base di questo studio.
Non perchè io mi aspetti titoli precisi al limite del puntiglioso (come suonerebbe un titolo tipo "questa-è-diciamo-la-mappa-della-blogosfera" oppure "abbiamo-usato-diciamo-criteri-scientifici-non-esattamente-metodologici-ecc"?) o articoli con linguaggio da addetti ai lavori. Più che altro perchè, se ci penso e mi chiedo chi legge Nova e a chi può interessare la mappa della blogosfera, mi vengono in mente due categorie di persone: chi è interessato per i motivi (non economici) più vari e chi è interessato per lavoro, ergo per i motivi economici che ho escluso nella prima categoria. Ora, della seconda categoria mi preoccupo ben poco: se hai soldi e fai investimenti senza avere conoscenze statistiche e metodologiche di questo genere, un po' te lo meriti, di fare investimenti sbagliati**.
Però, magari, la prima categoria è interessata e vorrebbe capire, ma non ha conoscenze nel campo, o ne ha di parziali. E sarebbe carino, per una volta, a maggior ragione in questa occasione, che le persone avessero gli strumenti per capire precisamente come è stato condotto questo studio.
4. "Il blogger non esiste, ma non è una leggenda metropolitana"
Non mi piace l'idea che vengano definiti blogger solo coloro che usano la Rete in un certo modo (diciamo "consapevole" perchè per ora non mi viene una parola più adatta) , nè d'altronde penso che i veri blogger siano gli adolescenti che scrivono su MySpace e hanno un approccio differente.
Insomma, io, 'ste classificazioni le rifuggo e trovo che spesso siano strumentalizzate per sostenere una tesi piuttosto che un'altra.
I blogger sono persone che hanno un blog. Certo, alcuni condividono degli approcci, delle idee, dei modi di scrivere, ma non molto diversamente da altri gruppi umani. Certo, fatta salva la specificità del mezzo - e senza nessuna pretesa di scientificità.
Io non mi sento rappresentata dalla parola "blogger", così come non mi sento rappresentata dall'espressione "laureata in Scienze della Comunicazione" (e lo sono, certo). Ecco, se si potesse smettere di scrivere cose del tipo "cose che un blogger non farebbe mai" o "tipico atteggiamento da blogger", io sarei contenta.
Facciamo che è un buon proposito collettivo del 2007?
5. Last, but not least: il dito, la luna e tutto quello che c'è in mezzo
"Il blog non è altro che un insieme di forze che aggregano informazioni e gettano ponti. Ma il cuore del medium è la conversazione, la discussione continua, il bisogno di comunicare. Non importa di che cosa sia fatto un blog, non importa se tizio è considerabile un blogger e caio no, e perché. Io credo che dovremmo concentrarci invece su ciò che queste tecnologie abilitanti™ ci permettono di migliorare".
**Second (not exactly) disclosure: no, non sono la paladina dei manager aziendali, nè di altri e no, non ho alcun interesse economico o lavorativo nel settore. E quella di sopra è una battuta - abbastanza.
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