lunedì, giugno 28, 2010

Domani a Firenze per Toscana Lab

Sono in viaggio per Firenze dove domani prenderò parte a un workshop intitolato "Internet Better society", uno degli appuntamenti di Toscana Lab, due giorni ricchissimi di eventi sulle varie declinazioni della comunicazione digitale.

Qui la presentazione dell'evento, moderato da Antonio Sofi, che mi ha invitato:
La domanda di partenza è quale sia il modo migliore (più etico, più democratico, più efficace) di usare le nuove tecnologie in politica: quale comunicazione, quale informazione, quale relazione con i cittadini/elettori. Internet sta certamente cambiando il modo di fare politica. La rende più aperta, trasparente e partecipata (forse anche un po' più populistica). Oggi fare politica senza Internet è come uscire di casa senza pantaloni: non si va lontano, la gente ti ride dietro e comunque tutti notano la mancanza. Ma la questione è soprattutto in che modo la Rete riesce a cambiare le regole del gioco politico: le strategie del confronto elettorale, le logiche del racconto giornalistico, le priorità dell'agenda pubblica - per finire all'azione di governo, alla pubblica amministrazione e a un confronto/interazione continuo con i cittadini che sul web non può più interrompersi il giorno dopo del voto.


Sono particolarmente contenta anche perché con me ci saranno amici e persone che stimo molto e sono sicura che il confronto sarà molto interessante:
Quanto a me parlerò di Personal Democracy Forum, della conferenza prossima ventura di Barcellona e - soprattutto - di quello che ho imparato e sto imparando scrivendo The Europe roundup.
Ci vediamo a Firenze con chi c'è.

domenica, giugno 27, 2010

Partire. Ripartire.

Sapevo che questo momento sarebbe arrivato da alcune settimane, ed eccolo qui.
Pensavo avrei scritto qualcosa di lungo ed elaborato per spiegarlo, raccontarlo. Alla fine, però, le parole sono aggrovigliate e forse non avrebbero senso per chi legge.

Da ieri mi sono trasferita a Milano: nuova città, nuova casa, nuovo lavoro, un po' di cambiamenti che racconterò, delle sfide che mi rendono molto contenta.
Molti mi chiedono come mi sento, come faccio, se mi mancherà Roma o no. Non ho molte risposte, né soddisfacenti, né interessanti, magari.
Ma una cosa devo dirla, di questi ultimi tre anni: ne è valsa la pena, in ogni momento.

domenica, giugno 13, 2010

[weekend]

Il brindisi alle guglie, i coriandoli, Celebrity Skin, il quartiere, le vite degli altri dalla finestra del quarto piano, gloriose reunion, gloriosi casini del tempo che fu, le già abitudini, le sedie colorate, la finta spiaggia, le vacanze di un secolo fa, l'invisibilità, le foto e i racconti di famiglia, le capre che masticano carte di credito, l'ansia, le attese buone, le attese faticose, i pezzetti di cose che capisci all'alba, il sole, le buone notizie, gli ultrasuoni, le risate, il silenzio, la voce che se n'è andata.
Si parte, si torna.

domenica, giugno 06, 2010

Appunti newyorkesi: rekindling romance


Forse non ha molto senso parlare delle cose che ami o, almeno, non ripeterlo dopo la prima volta. E quindi forse non dovrei dilungarmi nel parlare di quello che ho fatto a New York, di quanto son stata bene, del sole e della mente libera, per la prima volta in moltissimo tempo (gli amici lo sanno e la tortura toccherà loro anche quest'anno - porto loro un sacco di regali per quello, mica altro).
Forse è perché ogni volta che torno qui c'è sempre qualcosa di nuovo che scopro: questa volta è The Elevated Acre, un piccolo giardino nel bel mezzo di Wall Street, un piccolo spazio verde tra i palazzi pieni di gente che lavora. E con una vista spettacolare (grazie a Sara).
Forse perché ogni volta visito tante città, a New York ce ne sono moltissime, e ancora non ho deciso quale preferisco. Forse perché qui, in certi momenti, ho bisogno di camminare e star da sola, e ci riesco più facilmente che altrove, nonostante gli 8 milioni di abitanti.
Forse è quello, avere tante cose diverse e non dover scegliere, forse è tutto l'insieme di possibilità che mi ha dato, di costruire un pezzo della mia vita completamente da sola, di avermi fatto capire meglio (qui non va inserito alcun complemento oggetto), forse perché ogni anno è la mia settimana sabbatica e sembra arrivare quando più ne ho bisogno.
Forse perché è sabato sera e il quartiere si anima e i bambini giocano con gli idranti per strada e domani è domenica e giocano gli Yankees. Poi lunedì si torna al lavoro, alla routine, ai soliti ritmi.
"Prima o poi ti trasferirai qui" mi dicono Sara e Liz. Chissà.
Intanto il movimento c'è e ci sarà presto. Ma ne parliamo un'altra volta.

sabato, giugno 05, 2010

Appunti newyorkesi: Personal Democracy Forum 2010

Sono stata così presa da non averlo segnalato nemmeno qui: nei due giorni appena passati sono stata alla settima edizione del Personal Democracy Forum, qui a New York, mio appuntamento fisso da quattro anni.
Questa volta, anche spronata da Antonio, ho provato a fare un po' di liveblogging delle sessioni plenarie, cercando di rendere, per quanto possibile, tutti i discorsi e gli stimoli che sono arrivati.
Chi è interessato trova tutto su Spindoc.
Audio e video dei vari incontri, invece, sono qui.

Moltissimo è da approfondire e proverò a farlo nei prossimi giorni, anche se tra moltissimi cambiamenti che stanno arrivando.
Nel frattempo si inizia a lavorare per la seconda edizione di PDF Europe (qui la prima edizione), prevista per il 4 e 5 ottobre a Barcellona - siete invitati.

Vado a godermi l'ultima giornata a New York, domani si torna a casa. Circa.

martedì, giugno 01, 2010

Appunti newyorkesi: not fitting

Segni inequivocabili che certi negozi non fanno per te:
  • entrare da Barney's direttamente nel reparto maschile, restare disorientati tanto da contravvenire quasi subito alla propria regola personale "non parlo con i commessi"
  • chiedere indicazioni, finire nel reparto femminile, perdersi nel reparto femminile, riuscire a trovare la strada per il reparto maschile, perdersi pure lì, chiedere al commesso (e due)
  • trovare quello che cerchi, metterci dieci minuti a fare la conversione delle taglie, ridursi comunque a chiedere al commesso (e tre), non trovare il numero
  • farsi mandare da Bergdorf, entrare nell'ascensore, l'anziano commesso (e quattro) che ti dice di che bei saldi hanno al terzo piano. Momenti che sembrano eterni e invece sono solo due piani. 
  • sentire l'anziano commesso che ti dice che ah, se potesse, starebbe al terzo piano a fare acquisti con quei saldi lì
  • chiedersi a che serve un commesso in ascensore per soli due piani
  • chiedersi se i commessi degli ascensori hanno un nome specifico
  • arrivare al terzo piano, guardare di lato, vedere un manichino di donna vestito con un lungo abito drappeggiato prendere vita, accorgersi che è un essere umano, scappare via spaventata. Simulando disinvoltura, però.
  • no, non è che fosse magra o molto magra, era rigida tipo un manichino, muoveva solo le spalle e le braccia e non il resto del corpo
  • andare al reparto scarpe, chiedere quello che cerchi, sentirti dire che no, sa, quest'anno non abbiamo comprato quei sandali, fare una faccia di circostanza al commesso (e cinque) dalla faccia di plastica che te lo spiega - che poi chissà qual è, la faccia da fare
  • nel frattempo, chiedersi se questi commessi hanno un nome diverso da commessi
  • correre via senza guardare ai lati, per timore di rivedere il manichino. Simulando disinvoltura, certo.
  • aggiungere mentalmente "commessi di Bergdorf" nella lista delle persone che ti spaventano, subito dopo "clown"
  • pensarci, cancellare (mentalmente) "commessi di Bergdorf", aggiungere alla lista "manichini - specie quelli che prendono vita" e, solo dopo, "commessi di Bergdorf"