Un uragano fa campagna elettorale?
Certo, non è la prima volta che la reazione a una catastrofe naturale diventa argomento di scontro politico.
Ma l'uragano Sandy che ha colpito la East Coast degli Stati Uniti in questi giorni ha unito un presidente democratico che ha gestito bene la situazione di emergenza e un governatore repubblicano, Chris Christie (New Jersey), che non ha avuto alcun timore nel lodare Obama.
Solo qualche settimana fa, alla convention repubblicana, Christie aveva definito Obama un presidente assente. Ora, in un momento di crisi (e con lo stato del New Jersey a cui rispondere, ben più che al suo partito), Christie ringrazia Obama estesamente e senza riserve. Persino quando viene intervistato dagli ultraconservatori Fox News che gli chiedono se Mitt Romney verrà coinvolto, Christie dichiara: “If you think right now I give a damn about presidential politics, then you don’t know me".
Strategia politica futura? Probabile, come spiega Maureen Dowd, illustrando le ambizioni politiche del governatore. Ma un politico che va contro il suo partito a una settimana da elezioni cruciali come queste non si vede tanto spesso.
Dowd conclude: "While Romney campaigns in Florida Wednesday, Christie and Obama plan to tour storm damage in New Jersey, a picture of bipartisanship, putting distressed people above dirt-slinging politics. And that’s a grand bargain for both of them."
E, oltre che per aiutare gli abitanti del New Jersey, questa insolita alleanza che va oltre la campagna elettorale sarà ovviamente di gran beneficio da campagna elettorale. Per Obama adesso, per Christie in futuro, chissà.
mercoledì, ottobre 31, 2012
martedì, ottobre 23, 2012
Perché Gov.uk funzionerà - secondo David Eaves
Homepage di Gov.uk |
Il portale nazionale britannico, dopo un periodo in beta, è stato ufficialmente lanciato la scorsa settimana: erogherà servizi e informazioni, sostituendo molti siti di agenzie e dipartimenti governativi.
Per gli addetti ai lavori, la recensione sarà assai utile per capire come l'impostazione e l'approccio funzionale facciano davvero la differenza. Perché questa volta hanno vinto i designer, gli esperti di dati e persino gli hacker (Vs. politici e burocrati).
E perché, sostiene David, questa volta il termine di paragone non saranno altri siti governativi analoghi, ma giganti come Facebook e Google.
domenica, ottobre 14, 2012
Il valore del mentoring diffuso
Monumento aos descobrimentos, Belém, Lisbona |
A lei questo post. A me un post di Zeno sulla figura del mentore e sulle persone che lo sono state per lui; il post è di qualche settimana fa e faceva parte di un progetto più ampio sul tema.
Oggi, avendo un dubbio professionale, ho pensato di rivolgermi a Mafe con cui ho lavorato in un progetto importante e cruciale per me, il primo progetto dove sono stata messa alla prova "da grande" sotto molti punti di vista: Mafe (e Marco Tosi) mi hanno permesso di prendere delle decisioni importanti, di essere parte vera del lavoro, ed è una cosa che non dimenticherò.
Ma di mentori o punti di riferimento lavorativi ne ho avuti altri: da Daniele Donati, il mio relatore, a cui devo quello l'interesse e quel po' di conoscenza che ho del diritto, a Sergio Maistrello, la prima persona che abbia pubblicato un mio pezzo (sì, pagandomi, persino) e che negli anni è stato una guida professionale (sì, scrivevo molto peggio di così), oltre che un amico, fino ad Alberto Cottica, una persona di altissimo livello professionale e personale che definire "di ispirazione" è davvero riduttivo. E, last but not least, Paola Bonini, che è stata mio supervisore in Hagakure e che, bontà sua, di fatto lo è anche adesso.
A dire il vero, questa riflessione partiva dalla considerazione che lavorare da freelance ha spesso il rischio di farti perdere la parte del mentoring, di qualcuno che ti guida: se sei bravo cresci per conto tuo, insomma, e spesso è difficile trovare buoni consigli disinteressati.
Ma poi ho pensato, man mano che scrivevo, che in realtà, queste mie persone di riferimento ci sono sempre, ma ce ne sono molte altre in questa specie di gruppo di lavoro allargato di persone "del settore". Persone più grandi e più giovani di me, sparse in varie città e nazioni con cui si scambiano idee e punti di vista e a volte si riesce a lavorare insieme.
Insomma, saranno pure tempi duri, ma il mentoring diffuso resta un grosso vantaggio (e conforto!) per quanto mi riguarda. E quindi mi sembra il caso di ringraziare - diffusamente, si capisce.
sabato, ottobre 13, 2012
Letture: Next American City
Grazie a questo articolo della mia ex collega Nancy Scola (per inciso, è bravissima), ho scoperto Next American City, magazine di un'organizzazione no-profit che si occupa di come si stanno sviluppando le città americane, con quali strumenti e dinamiche.
Una lettura specifica e non semplice (almeno per me), ma davvero affascinante e che penso possa dare parecchi spunti (il magazine ha anche una forma di abbonamento interessante - sono curiosa di vedere se funzionerà).
Questo il pezzo che sto affrontando stasera, "Mastering the metro":
L'articolo completo è qui.
Una lettura specifica e non semplice (almeno per me), ma davvero affascinante e che penso possa dare parecchi spunti (il magazine ha anche una forma di abbonamento interessante - sono curiosa di vedere se funzionerà).
Questo il pezzo che sto affrontando stasera, "Mastering the metro":
The Great Recession was a wake-up call to American metro leadership. At its onset, many U.S. cities and metropolitan areas found themselves engaged in low-road economic growth, pursuing mall developers and condo builders, as if housing and retail were drivers of the economy rather than derivative of the sectors that truly generate wealth: Manufacturing, innovation and the tradeable export industries.
This consumption economy was mostly zero-sum. A dollar spent (and taxed) or a house built (and taxed), or a business located (and taxed) in one jurisdiction was lost to any other. So, in metropolis after metropolis, jurisdictions competed against each other for sources of tax revenue — usually commercial development and big employers — wasting scarce dollars on enticing businesses to move literally a few miles across artificial political borders. The result: Metros prioritized short-term speculation over long-term growth and sustainable development. They did this until the bubble popped.
The collapse of the consumption-driven, domestic-focused growth model is giving rise to new thinking about a next economy that is fuelled by innovation, powered by low-carbon processes and products, driven by exports and rich with opportunity.
These aspects of the next economy — particularly innovation — are the opposite of zero-sum. More innovation in one corner or sector of a metropolitan economy tends to yield more innovation, entrepreneurship and job creation throughout the metro. Metropolitan areas bring together people whose ideas intermix, recombine and explode in new directions. So metropolitan areas do not just produce more patents; the patents within metros tend to be cited and built on disproportionately by others in the same area.
L'articolo completo è qui.
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