giovedì, maggio 04, 2006

Eco (o anche "come una persona normalmente disinvolta fu presa da profonda soggezione nei confronti di un notissimo intellettuale")

Umberto Eco è un'intellettuale.
Non si contano i libri che ha scritto e le lauree che gli hanno conferito (mica parliamo di Valentino Rossi, eh).
Ci sono discipline (sebbene io sia talvolta scettica sulle stesse) che si fondano sulle sue teorie, per dire.
Insomma, inutile che mi dilunghi.
Poi per chi, come me, si è laureato in Comunicazione a Bologna, Eco è una presenza, invisibile e non. Non importa con chi tu parli: appena dici cosa studi e dove, qualcuno dirà "Ah, Umberto Eco, no?". Associazione di idee pura e semplice.
Umberto Eco, Umbertoeco, umbertoeco, umbertoeco...
Poi in realtà io non ho mai avuto Eco come insegnante, nè ho mai portato libri di Eco come testi d'esame (un paio di saggi per l'esame di semiotica, giusto quello). E non ho mai letto suoi libri nel tempo libero. Un po' perchè ho trovato altro da leggere, un po' perchè, come mio solito, quando sento parlare troppo di qualcosa, istintivamente mi scoccio e mi rifiuto di leggere il libro o vedere il film in questione, salvo recuperare in seguito (la sindrome del "Le cose cominciano a piacermi tre minuti dopo essere passate di moda". Non lo faccio apposta, giuro).
Insomma, mi seccava l'idea di sentirmi in dovere di leggere un libro solo perchè tutti dicevano che era bello o perchè "l'ha scritto Umberto Eco".
Poi ieri mi dicono che devo contattare Umberto Eco per consegnargli una cartella stampa per un'iniziativa culturale. Devo andare alla presentazione di un libro con la responsabile dell'evento. Non devo parlare quindi.
Ma.
Alla responsabile viene la febbre.
Devo andarci io. Parlare io. Consegnare io.
E la sottoscritta, che è di una disinvoltura inversamente proporzionale al coinvolgimento, va in palla appena si trova davanti il noto intellettuale di cui non si è mai occupata. Lui sta bevendo una limonata, mica discettando di estetica.
Niente da fare. Soggezione.
E parte il flusso di coscienza del tipo: non posso disturbarlo mentre beve mentre passa non posso dico io dovrei chiedergli la mail andiamo io che chiedo la mail a umberto eco secondo me mi guarda storto ah ma non è tanto alto pensavo di più ma magari è una persona normale sarà un nonno anche lui devo parlargli dell'iniziativa ma no non è possibile che lui non sappia qualcosa umberto eco che non sa qualcosa che io so ma sì lo sa ma insomma devo chiedergli davvero la mail.
Poi, la fu disinvolta sottoscritta si ricorda che deve farlo perchè è un incarico che si è assunta, una specie di lavoro (si può chiamare lavoro anche se non ti pagano?Uhm...). E si ricorda che il suo senso del dovere è superiore ad altre sue caratteristiche. E va. E parla con Umbertoeco. Che è affabile e dice che a ottobre 2006 (quando si svolgerà la manifestazione) sarà probabilmente altrove. Anzi, forse anche a ottobre 2007. Però scrive comunque il suo indirizzo di posta elettronica sul taccuino.
E così, quella che un tempo era una persona disinvolta, e che domani tornerà ad esserlo, consegna la cartella stampa e se ne va contenta, missione compiuta.
Ho parlato con umbertoeco. E non ho fatto figuracce. Di qui in poi è discesa (o no?).
Intanto, domani Firenze e presto un po' di altri giri in programma. Non male per una che è virtualmente ( e non solo!) disoccupata.

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