mercoledì, giugno 25, 2008

PDF e l'investimento nelle idee

(mi scuso per la mancanza di accenti. Da' piu' fastidio a me che scrivo che non a chi legge, ve lo assicuro. Ah, riporto alcuni di questi pensieri anche su Kublai, mi pare pertinente)


Alcuni appunti in fretta perche' il sonno e' tiranno and jetlag is a bitch.
I primi giorni a New York sono stati piu' che intensi. Il weekend e' passato tra arrivo, giri per Harlem, pranzo BBQ (yuuum!), e l'ultima visione del mio musical del cuore (e' ufficiale, lo so tutto).
Gli ultimi due giorni invece li ho trascorsi al Personal Democracy Forum, tra speaker interessanti, incontri ancora piu' interessanti, suggestioni, idee su come la tecnologia sta cambiando la politica e l'impegno civico.
Tutto ancora a spasso nella mia mente e nella mia agenda: sprovvista di computer, infatti, ho messo gli appunti su un molto tradizionale cartaceo quaderno. Sergio e Antonio hanno egregiamente provveduto a scrivere impressioni e commenti live.
Un po' di cose, immagini, persone sono nella mia testa, il che vuol dire che devo sbrigarmi a scriverne, altrimenti qualcosa mi sfuggira'. La buona notizia - ne parlavamo oggi con Sergio - e' che non siamo poi molto indietro, o meglio, gli americani non sono molto piu' avanti in termini di risultati*.

La cattiva notizia per noi, se vogliamo, e' esattamente la stessa: cioe' in America non hanno niente piu' di noi, hanno completato un primo passaggio che noi faticosamente stiamo intraprendendo (consapevolezza delle possibilita' del mezzo, tentativi di mettere in pratica tali possibilita' etc) ma ancora si stanno chiedendo "What's next?", anche se con ottimismo e la certezza che molto si potra' fare e che le cose stanno per cambiare, ad ogni modo.
E per noi e' una cattiva notizia perche' il fatto che le nostre iniziative siano poche e non connesse vuol dire che non c'e' ottimismo, ne' voglia di fare se non ci sono risultati a breve termine.
Non c'e' tanta attenzione a come si svolgono i processi, ne' voglia di rischiare, non c'e' investimento. E non parlo di soldi, cosa di cui spesso ci si lamenta (ed e' un altro discorso ancora), parlo di idee. E se non siamo disposti a investire tempo, impegno, passione...di cosa parliamo quando parliamo di idee?



*e anzi, a livello governativo, non sfruttano appieno alcuni strumenti che gia' hanno (un esempio su tutti: il Freedom of Information Act. Ne parlero' in modo piu' esteso)

venerdì, giugno 20, 2008

Menouno/ You go, girl

Allora:
- ho stampato il biglietto aereo (e continuo a fare periodiche preghiere che non succeda nulla fino a domani - Alitalia, you know...)
- di là ho avvisato
- i biglietti per Rent ce li ho
- anche oggi ho assillato Sergio con le mie ansie pre-viaggio - e anche oggi lui non mi ha mandato a quel paese
- ho trovato l'elenco dei bar di New York che trasmettono le partite degli Europei - sono un tour operator da applausi ;)
- ho trovato un'ora per andare dal parrucchiere
- ho ritirato i dollari - con peripezie che...chevvelodicoafare...
- ho rincontrollato ottomila volte il programma del Personal democracy forum: dire denso è un eufemismo
- ho trovato ulteriori motivi di ansia
- ho segnato i numeri di telefono e l'indirizzo di Sara

(ho sbirciato un po' di assemblea nazionale del PD...e ho pure comprato il Riformista, pensa le cose che si fanno, alle volte)

...direi che ci siamo...mh, anzi, facciamo che almeno comincio ad aprire la valigia, eh.
Aggiornamenti da quell'altro lato dell'Atlantico, a un certo punto!

mercoledì, giugno 18, 2008

Menotre/ Il giorno in cui si ringrazia Josh (e si pubblica in inglese!!)

Di Josh Levy e di TechPresident ho già parlato un sacco di volte, così come dell'ammirazione e dell'entusiasmo verso quello che fanno, non ultimo il Personal Democracy Forum, a cui parteciperò la prossima settimana in compagnia di Sergio e Antonio, che qui spiega brevemente di cosa si parlerà.

Per me quindi è come la realizzazione di un piccolo sogno essere riuscita a scrivere un post in inglese su TechPresident per parlare di una cosa che mi sta molto a cuore, il progetto 10domande (qui una sintesi dell'esperienza).

E alla fine eccolo qui, il post!

Nelle ultime 24 ore Josh, oltre ad aver trovato il tempo di leggere e sistemare le mie due pagine in inglese, mi ha anche dato una mano al volo a risolvere un piccolo problema pratico per reperire i biglietti per andare a vedere Rent - una ossessione della sottoscritta, in case you're wondering - con una tempistica del genere "detto fatto": dalla manifestazione del problema alla sua risoluzione in quindici minuti (tralasciamo l'immagine della sottoscritta zompettante per l'ufficio).

Avendo passato le ultime 24 ore a ringraziare Josh, mi pare giusto concludere la giornata con un post, approfittando per segnalare la sua prossima avventura lavorativa, davvero molto interessante.

lunedì, giugno 16, 2008

Menocinque / Le case degli altri

Confesso: anche oggi ho guardato Apartment Therapy e sbirciato le case di New York in cui non vivrò mai.
Confesso: anche oggi ho assillato un paio di amici via mail e via IM sull'eventuale modo di riuscire a ovviare all'assunto di cui sopra.

(per la cronaca uno mi ha risposto seriamente, l'altro ha ripiegato su un evergreen: "sposa un uomo ricco")

La giornata fa registrare anche:
- ordinazione di dollari presso la banca
- invito a cena di amica giornalista gastronomica
- promessa di giro in quartiere di Brooklyn da parte di autoctoni
- i miei compagni di viaggio che mi danno carta bianca sull'organizzazione dei loro cinque giorni scarsi a New York. Per la serie "I made a huuuuuge mistake" (chi capisce la citazione vince regalo).

Di terapie d'urto e del rimettersi in piedi

"...e una volta di più mi è stato chiaro come la terapia d'urto serva sempre, anche e soprattutto su se stessi, che ricrescere è cosa diversa dal non cadere."

E di prima mattina, o quasi, di questi tempi, fa bene leggere una cosa come questa (10.11), tanto per ricordarselo ogni tanto, male non fa, anzi.
Grazie ad Anita (e a suo padre).

domenica, giugno 15, 2008

Appunti di viaggio per Kublai

Preparandomi per il mio fatidico viaggio (menosei!!) ho messo ordine tra alcuni appunti sui viaggi fatti con Kublai - e su quello che verrà prossimamente!

giovedì, giugno 12, 2008

Menonove/ 545.600 minuti (conto alla rovescia)

"L'estate scorsa lo hai fatto due volte di fila, sicura di non voler cambiare?"
"Cioè secondo te...è l'ultimissima occasione che ho *nella vita* e dovrei rinunciare?"
"Sei de coccio"
"Me lo hanno già detto oggi, sai"
"Quantifica in migliaia di volte"

mercoledì, giugno 11, 2008

Menodieci / La sprovveduta

Una giornalista dopo vent'anni passati a fare la corrispondente in posti un bel po' pericolosi tipo Rwanda, Cecenia e Sudan si trasferisce a New York (da Mosca, tra l'altro). E dato che l'esperienza è un optional, lei, che evidentemente ancora non ha capito come si riconosce un posto pericoloso, fa una performance da genio mondiale e compra una casa a West Harlem. Ovviamente compra a caso e non si informa, di lì a scoprire che "quartiere pericoloso" è un gentile eufemismo il passo è breve.
Ma insomma non solo lei sopravvive ma riesce pure a ristrutturare casa. E ci scrive un libro.

Io vorrei guardarla in faccia, Judith Matloff, quando presenterà il libro alla mia ex-libreria sotto casa. Comunque mi sa che il libro lo compro (è pure uno di quei rari casi in cui la copertina mi prende al primo sguardo, dannata Random House!)


("Cara, ricordi che c'è una regola che dice che tu, una carta di credito e una libreria formate una peeeessima combinazione?")

martedì, giugno 10, 2008

Menoundici / Spostamenti



Spostamenti/1
Dear MTA New York City Transit,
vediamo quanto mi fai divertire in questa settimana! :)

Spostamenti/2

Io: Ehi, il 21 vengo a New York per una settimana!!
M: Eh, ma io adesso non vivo più lì, sono a Madrid e il 22 torno in Italia.

lunedì, giugno 09, 2008

Menododici / Il candidato



Obama vince la nomination delle primarie più lunghe di sempre. Il tempo di tirare il fiato e via con le presidenziali vere (come se fino ad ora...), ne parleremo al Personal Democracy Forum.
Intanto, per chi fosse interessato, un po' di pensieri della sottoscritta pubblicati su Apogeonline sull'intelligente campagna online di Obama. Se avete osservazioni o commenti fatemi sapere.


Nota: sto leggendo "Mousepads, shoe leather and hope", raccolta di saggi di consulenti e attivisti della campagna di Howard Dean.
Nonostante sia consapevole che quella sia una loro storia, un altro contesto ecc non posso fare a meno di entusiasmarmi man mano che leggo e, in qualche modo, ascolto le voci di chi c'era. Tutti più o meno inconsapevoli di quello che stavano facendo, e questa è parte della bellezza della cosa.

domenica, giugno 08, 2008

Menotredici / Come John Steinbeck

New York è una citta brutta e sporca. Il suo clima è insopportabile, la sua politica serve solo a mettere paura ai bambini, il suo traffico è pazzesco, i suoi ritmi competitivi micidiali. Bisogna però dire una cosa: quando si è vissuti a New York per un certo periodo e la città è diventata un po' casa vostra, non si trova più un posto che sembri altrettanto bello.
Qui c'è tutto, gente, teatro, letteratura, editoria, import, affari, omicidi, aggressioni, ricchezza e povertà. Tutto di tutto. La città è instancabile e la sua aria è carica di energia. Non mi capita mai altrove di lavorare così a lungo e con tanto impegno senza provare fatica.


John Steinbeck, 1953
(in "I segreti di New York", C. Augias)

mercoledì, giugno 04, 2008

"We love you - ma a piccole dosi"

(del mio essere iperattiva e di quanto questo venga apprezzato dagli amici)


Da un oroscopo passatomi oggi:

I hereby proclaim June to be Scorpio Pride Month -- a time to celebrate your winning qualities, especially your unparalleled skill at helping to activate the dormant potentials of people you care about. Promise me you'll do that even more intensely than usual.

La reazione di un'amica a cui l'ho mostrato: "Oh, mio Dio, speriamo di no"

lunedì, maggio 26, 2008

Agendina della settimana girovaga che verrà

Domani si parte per una settimana in giro a sud.

Domattina si va in quel di Cosenza per il progetto Kublai (mi riconoscerete: sono quella senza una laurea in economia).
Mercoledì 28 cominciamo anche con il ciclo di conferenze su Second Life: il primo caso è quello del Fuori Orario. Io assisterò dalla casa genitoriale, presumibilmente con accanto la genitrice che proprio ieri mi ha chiesto che le mostri come funziona Second Life (uno dei segni dell'Apocalisse, mi pare giusto comunicarlo a chi legge).
Infine sabato 31 sarò al B Creative Camp a Bari.


Impegni mondani nella penisola (per me, per voi, per chi c'è):
- 28 maggio: la così ribattezzata Daje night alla libreria Flexi a Roma (cosa sarebbe la Fondazione Daje? Beh, intanto c'è il gruppo qui. Cronache circa quasi quotidiane qui)
- 1 giugno, Conversano: BlogBeer Puglia


Per buona parte della settimana stazionerò in quel di Andria, lavoricchiando, facendomi nutrire e coccolare dai genitori e dedicandomi ad occasionali spese risolute e risolutive (leggi: costume da bagno). Questo per gli amici che volessero intercettarmi, altrimenti poi mi sento dire "Come, eri ad Andria e non hai avvisatooooo?". Non è mancanza di volontà, solo narcolessi, sia chiaro.
Rientro previsto a Roma: 2 giugno - dico previsto, appunto, perché la possibilità di addormentarmi da qualche parte c'è tutta, non si sa mai.
Tornerò più bella, rilassata e sorridente che pria, magari pure un pochino abbronzata, se riesco.


(se serve contattemi per telefono, è più sicuro)

martedì, maggio 20, 2008

Chasing pavements

(o anche - va detto prima - una solenne, gratuita e peregrina vagonata di fatti miei)


Ieri, in giorno frenetico di settimana frenetica di mese frenetico, è successa una cosa piuttosto strana. Mi sono fermata (e già questo!) in cucina davanti a un enorme piatto di ciliege messo lì dalla coinquilina. Per motivi ignoti mi è tornato in mente un preciso momento di ormai otto anni fa, quando con alcune compagne di classe – il “gruppo stretto” cosiddetto – abbiamo deciso di pranzare insieme prima di rientrare a scuola nel pomeriggio per delle lezioni integrative (destino di ogni classe prossima agli esami di maturità è che i programmi non siano mai terminati in tempo).

È finita che ci siamo ritrovate in cinque su una panchina con un recipiente pieno di ciliegie, cinque persone diverse, una incinta di otto mesi, a cercare di capire cosa sarebbe successo dopo. A dire il vero non ricordo se ce lo siamo esplicitamente chiesto ma insomma era così, il momento era quel che era e che le cose sarebbero cambiate in poche settimane era un dato di fatto (e non solo per la pancia ormai enorme di Ale).

Però alla fine, tra le domande e le risate, la cosa che mi ricordo era che eravamo cinque diciottenni che pensavano a cose molto grandi e sconosciute e intanto facevano a gara a chi sputava più lontano i noccioli di ciliege. Tranne me, va detto, che in quella circostanza ho scoperto di essere del tutto incapace di sputare, nonostante ripetuti tentativi di insegnamento di tecniche assortite.


Siamo rimaste in contatto in questi anni, abbiam vissuto all'estero, ci siam sposate (e anche no), fatto figli, divorziato, affrontato malattie e una serie di altri problemi più o meno grossi. Otto anni e penso che nessuna di noi sia diventata quello che pensava di diventare – se pure qualcuno credeva di averne idea. E credo che nessuna sia pentita che le strade che sembravano grandi e dritte non abbiano portato in nessun posto, l'ho pensato mentre parlavo con Eleonora, che ieri ho chiamato quasi d'impulso in questo giro di pensieri che non va da nessuna parte.

Anzi sì, volevo dire.

A guardarmi intorno mi sembra che ci siano ottimi motivi per fare il contrario, per sedermi tranquilla e aspettare che succeda qualcosa e magari lamentarmi delle cose che cambiano e non dovrebbero o che stanno ferme invece di muoversi.

E invece mi sono accorta che non è molto sano, forse, ma mi sa che io non ho perso l'entusiasmo.


domenica, maggio 18, 2008

Berkman Center ora, allora - e in futuro (un po' di link)

(n.b. alto tasso di link interessanti. Parole mie pochissime. Questo dovrebbe garantire un buon livello qualitativo)


In Rete ci sono diversi resoconti delle conferenze che si sono tenute in questi giorni per celebrare i dieci anni di attività del Berkman Center for Internet & Society (che non farà più parte della facoltà di legge di Harvard e diventerà un dipartimento inter-facoltà).

Purtroppo da queste parti tempo di scriverne per ora non c'è, però metto qualcosa qui, anche come appunti miei.

Qualche spunto di Ari Melber su The Nation.

Poi il video della sessione “Transparency e government” guidata da Micah Sifry ed Ellen Miller.

E lo studio uscito ad aprile sulla blogosfera iraniana – perché troppo spesso ci si dimentica di quello che la Rete sta facendo per le persone che si trovano in posti dove “libertà di espressione” sono semplicemente tre parole che sembrano messe lì a caso tanto poco è il senso che hanno (nota personale: io, a quelli di Global Voices – nato grazie al Berkman Center – darei un bacio in fronte tutte le mattine).

E saltando di palo in frasca, ma nemmeno troppo, il post di Ethan Zuckerman dal titolo "Homophily, serendipity, xenophilia", tradotto in italiano sul numero di Internazionale della scorsa settimana (sì, scorsa settimana...lo so sono in ritardo su tutto!!)

sabato, maggio 17, 2008

Adjusting

Alla fin fine mi rendo conto che il blog e altri strumenti correlati servono a tenermi in contatto con tutti gli amici sparsi, e allora due cose le scrivo, anche per scusarmi perché non riesco a rispondere alle mail in tempi inferiori alle ere geologiche.

Kublai mi assorbe moltissimo e mi fa conoscere posti e persone nuove (anzi, spero che chi legge qui dia un'occhiata e lo trovi interessante). Nonostante i viaggi e il movimento, però, ho come l'impressione di non muovermi. Forse solo perché il lavoro è tanto e non riesco a concentrarmi come vorrei sulle cose. Meno che mai su cose "altre", meno che mai scriverne, e mi pesa.

Funziona così, è la vita lavorativa, dicono. Sono fasi, per tutti, come la manciata di amici che si laurea e non sa cosa farà. Come chi si sposa, finalmente. Come chi cambia lavoro o città e si guarda attorno. Come chi mi racconta dell'emozione di diventare padre. Come chi si chiede come sarà il prossimo salto nel buio. Come chi smette di avere paura.
Devo dire che in qualche modo tutto questo è molto rilassante, vedere che il movimento c'è e in qualche modo ne fai parte, senza sentire il bisogno di fare cambiamenti capitali, contenta del tuo "giorno per giorno", anche alla fine di una settimana pesante come questa.
Parlo meno e scrivo pochissimo. Ma ascolto molto, però, davvero, e mi fa bene.

Periodo strano e molto impegnativo. Generica e crescente sfiducia in quello che si potrebbe definire "il prossimo", sebbene impropriamente. Molte conversazioni con persone in situazioni di stallo. Un po' meno ottimismo - ma per il pessimismo non sono ancora pronta.
Molto lavoro e stanchezza, poco altro, pensieri sparsi e peregrini, non tutti piacevoli, quasi tutti privi di fondamento.
Bisogno di vacanza, di qualcosa che smuova le acque e dia forma a questo magma.
Ieri mi sono iscritta al Personal Democracy Forum. Per dire.

Il Berkman Center compie dieci anni e rilancia con Publius

Il Berkman Center for Internet and Society festeggia dieci anni di attività (in cui sono nati progetti importanti come Global Voices) con incontri e conferenze. E rilancia con vari progetti tra cui Publius, raccolta di saggi che puntano a creare un dialogo pubblico continuato e una base condivisa su come le regole della Rete si stanno costituendo e su quale sia il loro potenziale impatto:

Working from the premise that there are constitution-making moments occurring in quiet corners of the net all the time, we are asking the denizens of this space (and some outside of it) to describe the most significant of these moments, and what they are likely to be in the future.


Anche la struttura è particolare: alcuni dei brevi saggi cercheranno di creare una discussione sui temi e alcuni altri autori scriveranno saggi in risposta per rispondere, sostenere, confutare o sviluppare i temi trattati dal primo autore.

I saggi verranno quindi pubblicati progressivamente e in gruppi, sia online (con licenza Creative Commons e la possibilità di commentare) che in forma cartacea.

mercoledì, maggio 07, 2008

L'Indiana e il cambio di fuso orario

Stanotte altre primarie - probabilmente non decisive - per Clinton e Obama nel (my beloved) North Carolina e in Indiana, uno degli stati più conservatori, a detta di Nancy Nall Dellinger del Washington Post.
Tanto che pare si dica: "In Indiana, we wait until it's broken, falling down and lying on the ground rusting. Then we fix it". Forse, aggiunge la giornalista.

Le battute più ricorrenti sull'Indiana sono quelle relative al Daylight Saving Zone: in pratica l'Indiana ha il fuso orario di New York in autunno e inverno e quello di Chicago in primavera ed estate. Non ho potuto fare a meno di ricordarmi di una scena assolutamente esilarante di The West Wing, in cui Josh, Donna e Toby hanno qualche "problemino" col cambio di orario:

venerdì, maggio 02, 2008

MateraCamp!!

Oggi e domani al MateraCamp (e finalmente in Basilicata!).
Dopo due linee locali e un taxi sono all'albergo Le Monacelle - e ho idea che la mia stanza si affacci su uno degli spazi del barcamp.
Tra un po' gita ai Sassi!

Domani io e Marco parleremo di Kublai (progetto in beta...presentazione pure! ;-) )
Ci vediamo qui?

lunedì, aprile 28, 2008

I can't help it

...mi piace come scrive quest'uomo.
E poi l'osservazione è notevole.
Non posso quindi esimermi dal pubblicarlo.

mercoledì, aprile 23, 2008

Note a margine sul Salerno-Roma

Annotazioni sconnesse nel viaggio di ritorno da Salerno, prima trasferta del progetto Kublai (ne parlerò presto).

Napoli
Guardare i container verdi con su scritto "China shipping". Niente da fare, per associazione di idee penso all'incipit di Gomorra. Non solo pensarci, quasi vederlo, tanta è la potenza dell'immagine, anche se su carta.

Sono come me ma si sentono meglio
Questa settimana è trascorsa chiedendosi "Che fare adesso?" e parlando (e mangiando) molto, nel tentativo di capire chi li ha votati, gli altri.
Più che del risultato generale, sono giorni che non mi capacito di quello della Lega in particolare, non lo capisco, non mi ci sento a mio agio. Per dire, venerdì per lavoro ho pranzato con un avvocato che mi ha parlato di leggi e procedimenti (capendoci il giusto, io). Il resto della giornata l'ho passato a fare riunioni in un contesto in cui nella stanza c'eravamo io e cinque economisti, per dire. Nonostante il senso di inferiorità roteante e incalzante non sono mai arrivata a sentirmi a disagio in questi contesti anomali.
Pensare alla Lega a quelle percentuali sì, parrà ridicolo, ma tant'è.
Non sono nemmeno abituata a sentirmi così.

Una vita laterale
Oggi lunga chiacchierata con una persona che ama il suo lavoro, e non è banale.
Poi parlando di hobby e passioni mi ha detto sorridendo: "Bisogna costruirsi una vita laterale oltre al lavoro, fare cose che ci piacciono. Una vita sola non basta"
La stessa cosa mi verrà ripetuta a distanza di poche ore da un'altra persona, del tutto diversa.
Ci sto pensando, ancora.

domenica, aprile 20, 2008

Trieste, con comodo


Dal castello di Miramare, originally uploaded by farenheit_81.

Finalmente ho recuperato il cavo per scaricare le foto della macchina fotografica!
Così, bonus domenicale, qualche foto di Trieste.

Primo viaggio nell'(ex) impero austroungarico - troppo poco, tocca tornarci!

Foto scattate nei giorni in cui il mio piccolo fratello-armadio decise di avventurarsi al nord per fare l'interprete e io lo accompagnai nell'avventura (settembre scorso).

No alarms, no surprises

Trovo piuttosto curioso che in un articolo in cui si parla del non strumentalizzare gli episodi di violenza, Repubblica faccia diventare un omicidio la violenza a una studentessa americana avvenuta ieri a Milano.
Beh, in fondo è solo il secondo articolo in homepage in questo momento.
A corredo del primo, invece, c'è l'imprescindibile mappa interattiva (googlemap) della stazione di Roma dove è avvenuto un altro episodio di violenza.
Coerente, niente da dire, eh.

venerdì, aprile 18, 2008

Via di Villa Albani

Oggi, tra una riunione e un'altra (e un'altra!) mi sono ritrovata a fare avanti e indietro per via Nizza quando ho girato lo sguardo in una delle traverse vedendo in fondo una villa antica con una grossa statua davanti al portone di ingresso, abbandonata.
Molto incuriosita mi sono avvicinata, già piuttosto intristita dalla strada sporca e piena di macchine, i muri imbrattati. Avvicinandomi ho scoperto che sul lato sinistro c'era un parcheggio coperto e nulla più. La facciata della villa era imponente ma trascurata, la statua grande e rovinata, il cancello chiuso arrugginito, il cortile e il giardino deserti.
Un posto che doveva essere stato molto bello, ora lasciato a se stesso, chissà come mai, al massimo meta di qualche curioso che lo nota per caso.
Sono rimasta qualche istante a guardarmi intorno, quella strada, quella villa che potrebbe essere ancora bellissima, in una specie di silenzio irreale, con la strada a poche decine di metri e un intenso profumo di fiori bianchi, di cui cercavo invano di ricordare il nome.
Una serie di sensazioni, senza nome anche quelle, che ho spesso in questi giorni, specie quando provo a mettere insieme un po' di pensieri e mi accorgo che non ci riesco.

Aggiornamenti dalla Fonte Politica Occulta/2

"...comunque, visto che Capezzone non esiste più politicamente, ho eletto a mio nuovo punchingball politico Filippo Facci"

Aggiornamenti dalla Fonte Politica Occulta/1

"Hanno tolto il segreto di Stato sul caso Moro... uno degli ultimi atti di Romano Prodi... che io personalmente AMO"

mercoledì, aprile 16, 2008

Sintesi aka Poi dicono che non imparo parole utili

Dopo avermi insegnato la parola "clusterfuck", e conoscendo abbastanza la politica italiana, la mia amica Sara apprende dell'esito delle elezioni di ieri e mi dice:

See, yes. That *is* the appropriate use of the word clusterfuck

lunedì, aprile 07, 2008

E no, non famo er viral

Chi ha la fortuna estrema (estrema come in "sport estremi") di frequentarmi o di parlare con me recentemente, sa bene che negli ultimi giorni sto prendendo particolarmente male questa campagna elettorale, per una serie di motivi. Uno di questi, meno importante di altri, è che guardo con particolare attenzione a quello che le persone fanno con la Rete in campagna elettorale.

Di video, in particolare, si è parlato molto. Ho diligentemente letto quel che se ne diceva in giro e più diligentemente ancora - perchè faticosamente - guardato i video. Rimanendo regolarmente sconfortata nell'osservare che il massimo dell'idea espressa è stato sempre e comunque una copia di qualcosa che è stato fatto altrove.

Ok, mi si dirà, tu guardi agli USA, dove la diffusione, l'utilizzo, il ruolo di Internet eccetera e in fin dei conti è la terza elezione che eccetera e c'era pure più tempo eccetera (e millemila obiezioni giuste e ragionevoli e ci ho pensato e ne parliamo un'altra volta, zitti, per piacere, sto cercando di parlare!!).

La cosa che mi lascia sconcertata è la totale, totale mancanza di ironia, anche in prodotti che come ironici si presentano. Ma che in realtà sono "simpatici".
Simpatici come "io adesso faccio una cosa divertente e tutti ridono e la fanno girare".
Simpatici come "adesso doso tutti gli ingredienti giusti e politically correct e non può che andar bene". E qui il bianco e nero che fa tanto chic e intellettuale. E qui la famiglia col bambino. E qui l'anziano. E il call center. E il giovane col computer.
Simpatici insomma come il concetto di "famo er viral". Una cosa di un antipatico mostruoso che in me ha suscitato fastidio punto.

Certo, uno parla e non fa. E per questo ha torto? O ha ragione perchè almeno evita di fare rumore a tutti i costi? Non so, però io ho continuato a pensare che non dovesse essere così complicato e stamattina ne ho avuto la conferma:



(ora via alla sequela di avvertenze di prammatica: che Diego è un amico eccetera, che conosco pure altre due persone che compaiono in questo video eccetera e sì, il video comunque si rifa alla citazione di una citazione...e uffa, io starei anche cercando di parlare! L'ho già detto che queste elezioni mi rendono nervosa? No, ecco...)

Il punto è che la differenza è evidente, e non è niente che non avrebbero potuto fare tutti quelli che hanno realizzato i video di cui si è parlato nelle ultime settimane.
Il punto è che era semplice, non facile forse, ma semplice.
Io non dico che chi ha fatto i vari video non si sia eventualmente divertito a girarli, nè che non credesse in quello che diceva. Solo, più banalmente, forse, che quello sopra è il primo video in cui non ho la sensazione che abbiano provato a fregarmi "mischiando bene gli ingredienti".



...e poi, certo, sbrigamose ad annà a votà che nun je la faccio più (cit.). Davvero, eh.

Clay Shirky al Colbert Report

Clay Shirky presenta il suo libro "Here comes everybody" al Colbert Report e riesce incredibilmente a presentare il suo libro mentre tiene testa a Stephen Colbert.
E non è cosa da poco.



Qui la recensione del Guardian.
(poi c'era pure un'intervista interessante a Shirky ma ora non la trovo, poi rimedio, casomai)

domenica, aprile 06, 2008

See, clusterfuck

"Quando leggo i tuoi post imparo sempre parole nuove"
"Beh, forse non è proprio esatto chiamarle parole (cmq Jon Stewart lo usa per riferirsi alla guerra in Iraq)"


Clusterfuck (da Urban Dictionary):

1. Military term for an operation in which multiple things have gone wrong. Related to "SNAFU" (Situation Normal, All Fucked Up") and "FUBAR" (Fucked Up Beyond All Repair).
In radio communication or polite conversation (i.e. with a very senior officer with whom you have no prior experience) the term "clusterfuck" will often be replaced by the NATO phonetic acronym "Charlie Foxtrot.

2.Traditionally/originally of military origin.
Today, however, "clusterfuck" is commonly used to descriptively generalize any situation with a large scale of disarray.
possibly synonyms: mess, disaster

3. Large quantity of confused people in a disorganized manner.

4. A combination of things going extremely wrong in a short period of time within the same general activity -- caused by stupidity and/or ineptitude.
A polite term using the same initials would be compound fiasco.

5. Marine slang -- A clusterfuck was any group of Marines big enough to draw enemy fire, or several Marines close enough together to be wounded by the same incoming round. More generically, a clusterfuck was something that was all screwed up. Whenever three or more CAP Marines gathered in the open, talking or working on something, somebody was sure to call out "clusterfuck!" and one or more guys would walk away.

6. A situation that is totally fucked up, especially as a result of managerial incompetence.
Originally of military origin; a double play on the word "cluster," both evoking multiple fuckups, as used in the term "cluster bomb," and evoking the oak leaf or star "cluster" insignia of the REMF who did the fucking.

7. When events spiral out of control; when two or more events occur at the same time.

L'impresa sociale degli abitanti di Coin Street

Sul blog della Città dei Cittadini si parla di un bell'esperimento (che, incredibile a dirsi, va avanti da più di trent'anni): la riqualificazione di un'area di Londra, quella intorno a Coin Street.

L'iniziativa è particolarmente degna di nota perchè sviluppata grazie alla comunità di residenti locali che ha realizzato un progetto mirato a dotare il quartiere di aree verdi e iniziative culturali:

L’esperienza di Coin Street ha fatto parlare di sè nel mondo: un gruppo di abitanti è riuscito ad opporsi alla realizzazione di un progetto per la trasformazione del proprio neighborhood, fronteggiando developers ambiziosi che vantano, almeno inizialmente, l’appoggio delle istituzioni. Il gruppo, agendo prima tramite supporti legali ed ottenendo poi l’appoggio dell’amministrazione, non solo ottiene modifiche consistenti al progetto, ma fonda una vera e propria “impresa sociale”. Coin Street Community Builders intraprende un percorso di auto-organizzazione che porta, nel tempo, alla sostenibilità economica dell’operazione di riqualificazione promossa “dal basso”. Giocano a favore del processo diversi fattori, tuttavia pare importante sottolineare come la scelta di resistenza degli abitanti , apparentemente dettata da semplice attaccamento ai propri luoghi di vita, si dimostri lungimirante anche dal punto di vista urbanistico.

[...]

Gli obiettivi, ad oggi, pur proseguendo la ricerca di una riqualificazione sempre attenta ai bisogni del quartiere e dei suoi abitanti, si concentrano sulla sperimentazione di nuove forme di cooperazione per gestire le fasi di manutenzione degli interventi e di collaborazione con altre realtà economiche per garantire la predisposizione di sussidi e agevolazioni ai residenti.


Qui tutta la descrizione dello sviluppo del progetto.

lunedì, marzo 31, 2008

Josiah Bartlet è il mio candidato

Che nel giro di due giorni, prima in un ristorante di Roma e poi in pub di Bologna, mi sia ritrovata a disquisire di Jed Bartlet, delle sue idee politiche e del suo staff (Josh Lyman in testa, come sempre) mi mostra un paio di cose.
Una è che persino le nicchie riescono a incontrarsi e a "riconoscersi" (in tempi stranamente brevi, talvolta).
Due, il fatto di lavorare a diversi progetti legati a queste elezioni mi ha assorbito tanto da far quasi passare in secondo piano che ci sarà un risultato e delle relative conseguenze. Insomma, sto finalmente realizzando che si va a votare tra due settimane e sto iniziando a preoccuparmi dell'eventuale risultato.
Coerentemente con lo spaesamento e la sfiducia, mi sto rifugiando in un candidato immaginario ideale circondato da uno staff estremamente competente e in gamba, ideale anch'esso.
Quando si dice "ancorati alla realtà" (o, nella lingua degli autoctoni, anche: annamo bene).

domenica, marzo 30, 2008

I sei gradi di separazione non funzionano. Ma anche sì.

Pare che la famosa teoria di Stanley Milgram sul concetto di "small world" (o anche: sei gradi di separazione) non sia basata su dati affidabili.
Anzi, leggendo l'articolo di Elizabeth DeVita- Raeburn pubblicato su Discover, pare che il famoso articolo di Psychology Today con i risultati dell'esperimento non citi in realtà alcun dato - e i documenti raccontano una storia molto diversa.
Ci sono studi che stanno dimostrando però che alcuni risultati confermano la teoria. E che, in particolare, nel portare avanti gli esperimenti a supporto o meno della teoria, la motivazione dei soggetti è un fattore che ostacola o favorisce la buona riuscita dell'esperimento.

L'articolo è tradotto in italiano su Internazionale di questa settimana (cartaceo).

venerdì, marzo 21, 2008

Best friend. Anzi no

Facebook si premura di farmi sapere via mail cosa pensano i miei contatti tramite il magico "Compare people" (pheeew!):

Here is what your friends think about...

... your strengths:

most artistic
most cuddly
nicest

... your weaknesses:

best friend
most studious


Ora, la fama di secchiona mi accompagna dalla scuola elementare, e ha semplicemente subito una mutazione in "maestrina" appena ho finito il liceo. Voglio dire, ne ho preso atto.
Quello che mi lascia perplessa è che secondo i parametri di Facebook - che chiama "amici" le persone che appartengono alla tua rete di contatti - il fatto di essere "una buona amica" sia considerato un punto a mio sfavore.

(appena becco chi mi ha votato best friend devo sputargli in un occhio a scelta, è così? Giusto?)

giovedì, marzo 20, 2008

Thought from an Israel trip

Josh è appena tornato da un viaggio in Israele. L'AIPAC, una potente lobby americana pro-Israele ha offerto questo viaggio a un gruppo di giovani giornalisti per far conoscere loro la politica interna di Israele, attraverso visite e colloqui.

Oltre alla complessità dell'approccio a questa esperienza - che per lui ha chiaramente un livello in più, facendo parte della sua cultura - Josh ha avuto diversi problemi a capire come per i suoi compagni di viaggio " there’s seemed to be no gray area at all".

Qui alcuni pensieri sparsi sul suo viaggio:

But after traveling across the country for a week, I certainly know more than I knew before, and can better explain why I have trouble understanding my approach to Israel, and the appropriate role it and its politics should play in my life. I have a feeling I’ll always be confused about what I think is right for that country, and how connected I should feel to it.

But for many of my traveling colleagues, there’s seemed to be no gray area at all. Cynical comments about “the Arabs” and McCarthyite witchhunts of suspected anti-Semites obscured our chance to find out more about the country and its politics.

mercoledì, marzo 19, 2008

Omonimo africano

Quando poco fa mio padre mi ha detto che la prof di Storia dell'Africa di mio fratello pensa di dargli una tesi di laurea su Patrick Lumumba ho passato qualche secondo di dubbio a decidere se si fosse rincretinito più mio fratello o la sua prof.
Non venendone a capo, ho preso tempo con un "chi?" dubbioso. Mio padre mi ha gentilmente spiegato che trattasi in realtà di tutt'altra persona.


(ecco, un piccolo passo verso un atomo di cultura in più, un piccolo passo verso la consapevolezza che il 21enne fratello minore ne saprà sempre a pacchi più di me su circa qualsiasi argomento. Bello, eh.)

lunedì, marzo 17, 2008

Il fango e la felicità

Oggi alcune chiacchierate - separate - sul voto e l'informazione (e in entrambi i casi: la disillusione, l'indecisione, l'insoddisfazione) mi hanno fatto pensare a una cosa che ho letto ieri:
Siamo ancora immersi nel "viscido fango del mondo reale" di cui parlava Paul Klee. Che insegnava però come "lo scopo di un quadro è sempre quello di renderci felici". E anche noi del pubblico attivo che agisce su questo medium orizzontale fatto di noi stessi, siamo insieme disgustati dal fango e rafforzati dal desiderio e dalla visione della possibile felicità. La consapevolezza di cui abbiamo bisogno ci deve condurre a distinguere e tener presente contemporaneamente il fango reale e la felicità possibile. Per arrivare lucidamente - per quanto ne siamo capaci - a vedere le conseguenze di quello che facciamo.

Il post di Luca De Biase è da leggere per intero:
C'è un pubblico attivo che nell'ambito dell'informazione sta facendo quello che un'ampia società di eroi, che credono ancora nel valore di dare alla società una possibilità per la convivenza civile, che lavorano per portare nel fango di comunità in difficoltà un poco di luce e di speranza (ne esistono in ogni istituzione, in ogni regione, in ogni quartiere degradato), che fanno bene il proprio mestiere (nella pubblica amministrazione e nei giornali, nelle aziende e nelle istituzioni...) nonostante che nulla li incentivi a farlo se non il loro senso del servizio alla società... C'è una connessione tra quegli eroi e il pubblico attivo che va definita, scoperta, linkata. Questa gente attiva e socialmente consapevole deve maturare una consapevolezza comune, pur nelle differenze ideali che tra loro si danno e non si discutono.

Il rinnovamento che stiamo compiendo in questo periodo storico passa attraverso la consapevolezza di un ecosistema comune e di una coda lunga di interpretazioni diverse.

domenica, marzo 16, 2008

Gente de Roma / Fenomenologia in fieri

I romani che incontro in giro sono educati, devo dire. Dicono sempre signorì, e a volte anche signorina.
I romani che incontro in giro sono socievoli e questo a me fa piacere.
I romani vogliono spesso sapere i fatti tuoi, specie i tassisti.
Questa settimana mi è capitato di prendere il taxi più volte: una volta il tassista mi ha detto che ha paura se viene eletto Berlusconi, ha disquisito sullo scandalo del governatore Spitzer e del nostrano Mele e mi ha fatto ascoltare alcune imitazioni di Fiorello.
Un'altra volta, chissà come mai, un altro tassista ha voluto sapere i fatti miei, il mio lavoro, se avevo il fidanzato eccetera.
Ora, a me certe cose indispettiscono, specie a mezzanotte e mezza. Però era un signore un po' anziano e tanto educato e sono due condizioni che mi impediscono di tagliar corto e dare risposte indisponenti.
E così ho raccontato i fatti miei al signor tassista. Inventandomi tutto di sana pianta, e ricevendone consigli molto saggi.

Lo stato dell'arte. Contemporanea

Segnali di miglioramento nella situazione dell'arte contemporanea in Italia in un lungo articolo del New York Times:

This winter the government, chronically geriatric, fell for the umpteenth time. Decades of festering indecision caused rotting garbage to pile up in the streets of Naples.
But then there’s the contemporary art scene.

A new museum is under construction in Rome, nicknamed Maxxi, designed by Zaha Hadid. A museum opened not long ago in Bologna called Mambo. (Italians love their acronyms.) The Prada Foundation has just bought an exhibition space in the south of Milan; Rem Koolhaas will be that architect. And in the north of Milan there’s Hangar Bicocca, a vast former Pirelli factory devoted to gigantic installations; Anselm Kiefer’s, an awesome series of towers built of tottering concrete blocks, has justly become a pilgrimage site.


10 domande/2. La blogosfera politica e la consapevolezza dei candidati: sfatiamo i miti, ma anche no

[Ri-disclaimer: lavoro al progetto 10domande, ho seguito 10questions che ne ha creato il format e ne ho anche scritto in passato. Per dire che sento anche un legame “affettivo” con questa iniziativa. Insomma, ci credo.]

Altre osservazioni sparse.
Il post precedente finiva con questa frase "Sono convinta che la nostra massa critica si farà con processi non del tutto prevedibili, che avranno somiglianze, ma anche (soprattutto?) differenze e peculiarità rispetto ad altre nazioni. Insomma, non ha senso misurare aspettandosi le stesse tappe."
Parlando di 10domande la parola esperimento è d'obbligo. E non per una forma di giustificazione ma perchè è quello che è. Con tempi tanto ristretti prima delle elezioni abbiamo avuto poco tempo per ripensare il format di 10questions adattandolo alla realtà italiana.

Il progetto originario godeva dell'appoggio di attivisti e della cosiddetta blogosfera politica di cui sopra, un consenso bipartisan, lo ricordo.
Qui un altro appunto. Si parla spesso dell'assenza di blog politici di rilievo mentre negli Stati Uniti i giornalisti scrivono sui blog, i blogger diventano giornalisti e comunque, in generale, alcuni di loro sono diventati opinion leader seguiti dal pubblico e (forse per questo?) rispettati dai media tradizionali e dai candidati. Sto banalizzando, sia chiaro.

In realtà, va detto, anche negli Stati Uniti i blog politici sono ben lontani dall'essere pervasivi come mostra l'ultima di molte ricerche condotte sul tema. Però, come ben sintetizza Emiliano Germani su Spindoc:
Anche se molti internauti americani non li leggono o non li reputano affidabili, i blog politci esercitano una forte influenza mediata sull’opinione pubblica attraverso due canali: condizionano le strategie delle campagne elettorali e incidono sulla copertura da parte della stampa dei candidati e dei temi in discussione”.

E i candidati?
Lo scorso maggio Andrew Rasiej e Micah Sifry hanno lanciato una sfida dal palco del Personal Democracy Forum chiedendo "Who will be America's First TechPresident?". Hanno poi fatto un'approfondita analisi con tanto di voti per tutti i candidati democratici e repubblicani relativamente alle loro proposte politiche sulla tecnologia, con voti da A- a F.

Insomma, i candidati negli USA stanno facendo grandi cose in Rete per la loro campagna elettorale ma con gradi diversi di consapevolezza. Parte della differenza sta nei candidati, ma anche nella cultura organizzativa della campagna elettorale, che si evolve, capisce, adatta e utilizza il valore di ogni nuovo strumento.

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10 domande/1. La massa critica che si farà

[Disclaimer grosso come una casa: lavoro al progetto 10domande, ho seguito 10questions che ne ha creato il format e ne ho anche scritto in passato. Per dire che sento anche un legame “affettivo” con questa iniziativa. Insomma, ci credo.]


Di 10domande hanno parlato diverse persone ormai: complimenti, critiche, riferimenti in contesti più ampi (segnalo il recente articolo di Sergio, tra gli altri).
Del resto, Nicola sta aggiornando il suo blog con tutte le evoluzioni del progetto, incluse alcune le conversazioni che l'iniziativa ha generato.
Io faccio alcune osservazioni a margine, non necessariamente collegate tra loro.

1. Le domande “autoreferenziali”
Una cosa emersa spesso in post e commenti è che il fatto che il primo “bacino di utenza” di questa iniziativa fosse la Rete – segnatamente, la blogosfera – ha causato una prima concentrazione delle domande su temi che alla Rete sono legati.
Condivido la risposta che Nicola ha dato nel suo ultimo post: “Ci sono sicuramente temi più urgenti o di maggiore attualità, ma sono proprio quelli affrontati nelle innumerevoli tribune televisive. Il senso di un progetto come 10domande potrebbe essere anche quello di far emergere questioni su cui normalmente si sorvola”.
Senza contare che basta dare un'occhiata al sito per vedere che alcuni quesiti sono tutt'altro che scontati e “astratti”. Vedere per credere.

2. Metterci la faccia
Se ne parlava anche in ufficio: siamo rimasti sorpresi del fatto che nessuno abbia scelto modalità "alternative" alla domanda registrata davanti alla webcam. L'unica eccezione è quella di David Orban, che ha registrato due domande, una delle quali all'interno di Second Life.
Un mio collega suggeriva che chi non voleva "metterci la faccia" avrebbe potuto riprendere altro , magari qualcosa che esemplificasse il problema (la spazzatura, per fare un esempio banale) e registrare la domanda parlando in sottofondo.

3. Le (presunte?) barriere tecnologiche
Si è parlato anche del fatto che una videodomanda ponga una barriera “tecnologica” a chi vuole partecipare. Certo, è un problema, non lo metto in dubbio, e può “spaventare” alcuni.
Ma secondo me crea anche un gradino superiore di motivazione. Mi spiego: non vorrei che l'iniziativa prevedesse di scrivere una domanda nello spazio di un sms, come alcuni avrebbero preferito; penso che una modalità di quel genere avrebbe molto incrementato il numero di domande, a scapito della qualità (per esempio con un grosso rischio di duplicazione, tanto per dirne una).
È vero, è un discorso che ha un senso molto relativo se si considerano le percentuali ancora basse di utilizzo della Rete e sopratutto le modalità (e la mancanza di information literacy potrei aggiungere). Però quello che sempre più spesso ci raccontiamo è che le barriere tecnologiche di questo genere sono le meno difficili da superare, e io di questo sono sicura. La massa critica nasce anche per emulazione, perchè guardiamo gli altri fare cose nuove, sconosciute, e scopriamo che sono utili, ci semplificano la vita, ci fanno divertire, ci fanno conoscere cose nuove.

Il mese scorso a State of the Net ho avuto l'occasione di parlare a lungo con gli altri ospiti stranieri e di confrontarmi su vari temi. Josh Levy scrive (in questo bel post) molte considerazioni interessanti che meritano una lettura integrale, ma una cosa in particolare mi ha colpito nelle sue conclusioni:
In Italy we seem stuck in the passive past. Indeed, Sifry says that on the web, Italy is in the place the U.S. was five years ago; the UK is two years behind. These words could have been perceived as offensive by the Italians here, but instead I noticed a sense of resignation.[...] we Americans are hopelessly optimistic, while the Italians constantly counter our hopeful outlook with cries of, "Yes, but..."

Siamo cinque anni indietro rispetto agli USA, come diverse persone hanno sostenuto? Non saprei quantificare, ma deve essere uno stimolo, non il contrario. E certi atteggiamenti sono dovuti anche all'atteggiamento "tipicamente italiano" osservato.

Sono convinta che la nostra massa critica si farà con processi non del tutto prevedibili, che avranno somiglianze, ma anche (soprattutto?) differenze e peculiarità rispetto ad altre nazioni. Insomma, non ha senso misurare aspettandosi le stesse tappe.

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sabato, marzo 15, 2008

Dio, Cesare e le elezioni spagnole (secondo Manuel Castells)

Ci vuole coraggio e una certa abilità per cominciare un articolo scrivendo "Gesù, oltre a essere Dio, era anche molto intelligente" e finirlo con "alle elezioni spagnole del 9 marzo io voterò per Gesù Cristo, nonostante quello che ci dicono di fare i vanitosi farisei che pronunciano il suo nome invano" e nel mezzo scrivere tutte le cose più sensate che possano venire in mente riflettendo sulle proprie intenzioni di voto.

Leggendo Internazionale (della settimana scorsa, tanto per cambiare) ho trovato questo articolo di Manuel Castells scritto alla vigilia delle elezioni spagnole:

Gesù, oltre a essere Dio, era anche molto intelligente. E sapeva che il suo regno era nei cieli, cioè nella mente delle persone, dove ognuno fa vivere i suoi dèi. Per questo disse di dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio.

E decise così di stabilire, senza ambiguità, la separazione tra la chiesa e lo stato. Ma proprio come è accaduto ad altri rivoluzionari, i suoi insegnamenti, ancora vivi per chi legge i Vangeli nel loro contesto e senza atteggiamenti settari, sono stati traditi nel corso della storia da chi si è eretto a rappresentante del potere divino sui corpi attraverso l'imposizione di un monopolio sulle anime.

Perché la chiesa, secondo il cristianesimo doc, non sono loro (i vescovi), ma siamo noi (i credenti, ognuno a modo suo). Così è stato alle origini e così è ancora oggi. Ecco perché ci sono miliardi di cattolici e altre centinaia di milioni di cristiani nel mondo per cui la spiritualità e la ricerca del senso della vita non dipendono dai proclami della gerarchia ecclesiastica, ma dal dialogo intimo che la loro mente intesse con il dolore dell'esistenza e il mistero della speranza.

È per questo che il cristianesimo è sopravvissuto duemila anni, superando anche la più grave minaccia dei suoi peggiori nemici. Cioè di quelli che hanno ucciso, torturato, censurato e commesso abusi in suo nome, attraverso il Sant'Uffizio.

Sono sempre stupita quando leggo i miei pensieri trasposti (meglio) in un linguaggio diverso dal mio. L'articolo è da leggere. Tutto.

Twitter (e gli zombie) in parole povere...

Grazie al blog di Twitter scopro l'esistenza di CommonCraft, una società di consulenza di Seattle. Lee e Sachi LeFever realizzano piccoli video di spiegazione "in plain English", un modo piuttosto simpatico di spiegare cosa sono blog, wiki, feed RSS, social bookmarking e Twitter (qui tutti i video su Youtube).
Sarebbe interessante capire se il metodo funzioni effettivamente con persone che non hanno dimestichezza con certi concetti.



Personalmente ho fatto un test guardando un video, il mio preferito, su un argomento di cui non sapevo molto:



Sempre a proposito del blog di Twitter (stranamente relativamente poche persone sanno della sua esistenza), devo dire che lo trovo piuttosto carino e ben fatto, giustamente molto informale, incluse le reciproche prese in giro...speriamo solo che in Elastic non venga in mente a nessuno di replicare l'idea!

domenica, marzo 09, 2008

Un invito al Personal Democracy Forum

(tu, sì, proprio tu, hai bisogno di essere convinto. Allora io ci provo, eh...)


Questa settimana ho finalmente comprato i biglietti aerei per New York, il prossimo giugno: anche quest'anno andrò al Personal Democracy Forum.
La conferenza esplora il rapporto tra tecnologia e politica, è organizzata dal gruppo di TechPresident (il contrario, in realtà: gli organizzatori della conferenza hanno creato TechPresident) e ha un elenco di speaker di altissimo livello.
E questo è quello che potrebbe dire chiunque guardi il sito con un po' di cognizione di causa.

Quello che posso dire io, essendoci stata, è che non mi era davvero mai capitato di passare due giorni così pieni e stimolanti, così carichi di idee e in un ambiente così completamente rilassato. E mi riferisco agli speaker, ma anche alla tantissima gente che vi ha preso parte.

Si dice e si sente dire spesso che siamo in ritardo su molte nazioni, USA in primis. Certo, questo è vero per molti aspetti e per molti motivi. E non è nemmeno detto che qui si debba fare lo stesso percorso, ma non credo ci sia niente di meglio del guardare cosa ne pensa - e quali soluzioni trova - chi ha un po' più di esperienza e un contesto diverso alle spalle. Voglio dire, le buone idee non si sa quasi mai da dove vengano o dove possano arrivare...


Lo scorso anno, quando ho letto della conferenza, ho pensato che mai avrei avuto occasione di essere a New York e di prendervi parte - ed è andata diversamente. Anche quello è stato l'inizio di un po' di cose ed è anche per questo che ho deciso di organizzarmi per tornare. A fine conferenza ho pensato che era stata un'occasione unica, e mi sbagliavo anche allora.
(Certo, un volo intercontinentale e una manciata di giorni a New York non sono una cosa semplice, ma in qualche modo...)

Ci sarebbero ancora molte altre cose da dire, e non escludo di parlarne ancora, ma, insomma, questo era per dire...vieni anche tu?


N.B. Poi, dopo questa tirata seria e sentita, mi toccherà sentirmi le persone che mi diranno "Eh, sì, la conferenza...tu ci vai per New York!!". E l'amore non si può negare, certo, però non è proprio solo così.
C'è anche da dire che, da quando ho acquistato i biglietti, sono più o meno di questo umore:


Davey Dance Blog -26- BROOKLYN BRIDGE - Ace Frehley - "NY Groove" from Pheasant Plucker on Vimeo.

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domenica, marzo 02, 2008

La mia Persepolis

(stasera, tornata dalla visione di Persepolis, ho ripensato a una cosa che avevo scritto un paio di mesi fa e l'ho recuperata)


Sono tornata a Roma, alla vita da ufficio, alla casa e alla piccola N., la coinquilina che mi riempie di cibo ogni volta che sono a tiro perché “lavori tanto e torni tardi, fai un lavoro difficilissimo, vero?”.

La piccola N. è minuta e persino più bassa di me e ha 18 anni, il che mi fa sentire una vegliarda ogni volta che ci penso. Mi racconta della facoltà di medicina, del ragazzo tatuato che ogni tanto viene a trovarla (con cui esce, ma poi lui non chiama mai), dei vestiti che ha comprato in un negozio. Sono cose normali, ma io un po' – e a torto – me ne stupisco.

N. viene da una famiglia molto benestante e aperta che ha deciso di far studiare lei e sua sorella tanto lontano da casa. Quando parla al telefono con i genitori lontani io cerco di andare in un'altra stanza. È una forma di rispetto che in realtà è totalmente inutile, dato che comunque non capirei una parola. Perché no, la piccola N. non è italiana.

Quando l'ho vista prepararsi per tornare a casa, prima delle feste di Natale, sbuffava sistemandosi in testa una specie di scialle. “Nel mio paese dobbiamo mettere questo” ha detto. Non so perchè ci ho messo un attimo più del dovuto a riconoscere il velo con cui le ragazze iraniane devono coprirsi la testa.

Al ritorno dalle vacanze le ho chiesto come si fosse procurata il livido sul braccio, sapendo la risposta. La piccola N. viene da un paese dove è normale che la polizia ti arresti e ti picchi per i motivi più assurdi, incluso un vestito ritenuto troppo corto.

Un paio di sere fa ho assistito a una violento rant (o anche: monologo incazzato) da parte di uno che ha cominciato auspicando il peggio possibile al Vaticano e a tutte le religioni, poi ha continuato mischiando tali e tante cose che alla fine, oltre ad aver perso il filo, ho temuto che sarebbe arrivato a prendersela con qualunque cosa, dal vino bianco ai blocchi di ghisa. Credo si aspettasse una risposta o una reazione da parte di qualcuno, ma per educazione mia ed evidente confusione sua, ho ritenuto che non fosse il caso di cimentarmi.
La cosa che mi ha colpito è che nel soliloquio in questione abbondava la parola libertà (mancanza di). Era tutto un: non siamo liberi per via della Chiesa, per via della mafia, per via del sistema (!), non decidiamo niente, non possiamo ecc.

Lo ammetto, tendo a essere un po' esigente e rognosetta quando si tratta di “presunto controllo altrui”. Non perché io pensi che tutto vada bene, non perchè io ritenga che la gerarchia ecclesiastica (e non solo quella) non abbia eccessiva influenza sulla società italiana, tanto per dirne una.

E però.

E però da quando conosco la piccola N. penso spesso a lei quando sento la parola libertà, perché mi pare abbia un significato talmente diverso da sembrarmi un'altra parola.


(inserire qui una frase di chiusura un po' leggera e fintosimpatica a piacere chè questa pare troppo seria. In fin dei conti è solo un'accozzaglia di pensieri e la lascio così)

martedì, febbraio 26, 2008

No country for old men

I film ambientati in zone desertiche, con gente a cavallo, fucili, il selvaggio west and stuff non sono proprio il mio genere. E credo sia per questo che sono ancora un po' perplessa su "Non è un paese per vecchi", visto domenica.
Non so decidermi se mi sia piaciuto o no, nonostante abbia trovato fantastiche molte sequenze e incredibili le interpretazioni di tutti e tre gli attori (ho sviluppato una genuina paura di Javier Bardem per tutta la durata del film):

Tommy Lee Jones ormai basta mettergli uno Stetson in testa e piazzarlo in una stanzetta e tutto il casamento si riempie di disillusa e invecchiata malinconia. E alcune sequenze sono da manuale, per esempio quasi tutte le sequenze, ma soprattutto quella con il fratellone in hotel e Bardem che arriva, e successiva sparatoria con l'avversario sempre invisibile e implacabile. Sussulti a raffica, raffiche a sussulti. Perfezione.


E però i miei due cinebloggerz di riferimento e il ricordo di Magnolia mi faranno andare a vedere un altro film del genere zone desertiche, gente a cavallo, fucili, il selvaggio west and stuff.

Poi, mi sa, avrò analoghe sensazioni.
Deve essere il deserto o la disillusione o la totale assenza di speranza, non so.

lunedì, febbraio 25, 2008

Evitare connivenze

Piccolo elenco di cose cool nel 2008:
evitare connivenze: se un interlocutore dice una cazzata, fare due passi indietro e proferire: “tu non sei la cura, non sei la malattia, ma forse sei solo un fastidioso effetto collaterale del sonno della ragione”

(Cool right now)

domenica, febbraio 24, 2008

Il blogger (giornalista) che vince il Polk Award

Joshua Micah Marshall è il primo blogger* a vincere un prestigioso premio di giornalismo, il Polk Award (precisamente nella categoria legal reporting).
Qui parte delle motivazioni:

His sites, www.talkingpointsmemo.com and www.tpmMuckraker.com, led the news media in coverage of the politically motivated dismissals of United States attorneys across the country. Noting a similarity between firings in Arkansas and California, Marshall and his staff (with his staff reporter-bloggers Paul Kiel and Justin Rood) connected the dots and found a pattern of federal prosecutors being forced from office for failing to do the Bush Administration’s bidding. Marshall’s tenacious investigative reporting sparked interest by the traditional news media and led to the resignation of Attorney General Alberto Gonzales.


Precisazione: Josh Marshall è un giornalista. Da anni, però, porta avanti la sua attività solo su blog, uno dei più autorevoli e conosciuti negli USA.

Ms Pac Man, eroina femminista

Domenica pigra, si vede, eh...




(via Slide on the ice)

mercoledì, febbraio 20, 2008

Per una definizione partecipata del cinema vaginale

...esiste davvero un cinema vaginale? Esistono chiari esempi di film vaginali? Ladyhawke è davvero un film vaginale? Esiste anche un cinema clitorideo? E dove infilare le propagazioni cinematografiche di Helen Fielding?

Il giovane cinefilo sul blog di Grazia:

E non vi sto prendendo in giro, anzi, sono qui a chiedere la vostra opinione in merito. Potrebbe nascerne una rivoluzione dei costumi, oppure no, per dire, se ne potrebbe trarre l’equivalente culturale di sboccare una birra media dietro l’angolo del pub. Ma sono convinto che il cinema e il sesso abbiano moltissimi punti in comune: tra questi, c’è il fatto che nessuno ne capirà mai la totalità e la profondità, limitandosi a conoscerne e apprezzarne la piccola parte a cui il proprio cervello (o altro, si intende) arriva, e allo stesso tempo il fatto che tot persone si prenderanno comunque e sempre, in qualunque momento storico e culturale, la briga di dire io so tutto e tu non sai niente perché (A) qualcuno l’ha legittimato tramite un contratto oppure perché (B) è uno che ha studiato.

Insomma, il ragazzo scherza, ma un po' no.

Insomma, dategli una mano.

martedì, febbraio 19, 2008

La città dei cittadini 2008!!!

La nuova edizione de "La città dei cittadini" è partita!

L'anno scorso Micromacchina e il Comune di Casalecchio hanno realizzato molti incontri, tra cui due barcamp. Quest'anno le attività del laboratorio comprenderanno i corsi di web-radio e web-tv, già iniziati presso il centro giovanile di Casalecchio di Reno.

Ci saranno però anche molte attività online: La città dei cittadini lancia infatti due iniziative sui temi della cittadinanza, con particolare attenzione alle iniziative di e-democracy in Italia:

1. un blog collettivo per segnalare progetti, inserire ricerche, commentare news e proporre iniziative (collettivo vuol dire che ci si può iscrivere ed essere autore del blog! ;-) )

2. un premio per progetti che si occupano di promozione della cultura della cittadinanza. Ci sono varie categorie, dalle PA alle tesi di laurea.


Vi aspettiamo!

lunedì, febbraio 18, 2008

Analisi politica secondo Holly e Benji (ma soprattutto Benji)

Riprendo da Orfini:

M
: Ed Warner? Ma come fai a preferire Ed Warner a Benjiamin Price?
T: Beh scusa, è molto più forte, ha i capelli lunghi, para tutto, è più originale. Insomma è meglio.
M: Non lo è, e parlano i risultati. E poi c'è un punto di linea che non puoi eludere.
T: Cioè?
M: Warner ha dei modi suggestivi, magari ti fa anche pensare che l'impossibile sia possibile con quell'agitarsi da karateka. E non dico che sia inutile, ogni tanto la para pure. Ma è un massimalista, è sinistra radicale pura, roba da fighetti radical chic. Vuoi mettere Benji? Meno spettacolare, ma un vero riformista. Uno che si carica i problemi di tutti, usa la sua classe per sostenere i più deboli (la sua improbabile difesa, hai presente Bruce Harper?), ti tranquillizza, ti dice "voi andate avanti che qui ci penso io". E soprattutto, di fronte all'ignoto, all'imprevisto, alle sfide della modernità, cioè al tiro che scompare di Karl Heinz Schneider, Warner non sa che fare. Non ha gli strumenti, sa solo lamentarsi come un qualsiasi no global. Invece Benji che ti fa? Chiude gli occhi, si concentra e te la pare. Senza karate e cose strane. Una forza tranquilla.


...continua sul suo blog...

(nota per me stessa: io un giorno scriverò un trattato sul perchè i protagonisti dei cartoni animati "collettivi", da Holly e Benji ai Cavalieri dello Zodiaco
siano sempre irrimediabilmente dei gran tordi)

venerdì, febbraio 15, 2008

"Simply a mistery, a very concrete one"

Josh Marshall di Talking Points Memo è stato uno dei primissimi blogger americani che ho cominciato a seguire, un punto di riferimento per la mia tesi (e prima, e dopo), tra l'altro.
Negli anni ho visto crescere la sua redazione, l'ho sentito parlare a una conferenza (troppo intimidita per andare a presentarmi e ringraziarlo), ho sentito racconti su come funziona TPM da chi ci ha lavorato.

Insomma, come spesso accade con i blog che segui quotidianamente, un po' ti affezioni a quelle persone sconosciute. Su TPM non c'è quasi mai spazio per il lato personale quindi sono stata doppiamente contenta di leggere questo post che Josh ha scritto oggi, giorno del suo compleanno:

I've been trying to let go of things, which is contrary to my nature. But I think most of all because of my wife and my son, who in addition to being this amazing, rambunctious little person, is allowing me to fit my own life better into a context of impermanent things, invest myself in his just started as opposed to my half-run race. But beyond all those organized thoughts I find fatherhood simply a mystery, a very concrete one I find sitting in my bed in front of me each morning, but one that hits me in some suddenly brand new way several times a day and has wrapped me into a kind of love and devotion completely different from anything I've ever experienced before and something I really wasn't able to imagine or get close to beforehand.

I don't like it when people project their own experiences into a template for other peoples lives. But speaking for myself I do not think I could feel complete as a person, fully accept this boundedness as a person, or fully know what it was to be one without the turned-upside-down experience I'm having as a father.

In a few months my wife is going to give birth to our second son. So I'm looking forward to more of this.


Mi ha fatto pensare ad alcune conversazioni fatte recentemente con amici già padri, o che stanno per diventarlo.

E, naturalmente, a mio padre. Un po' più forte del solito.

The daily (merry-go) round

Grazie ad Antonio (ottimo lavoro!) Spindoc si rinnova, non solo nel template ma anche in tutta una serie di funzionalità e innovazioni.
Tra queste, una rassegna quotidiana di quel che si dice in Rete sulla comunicazione politica online. Il nostro "nume tutelare" è ovviamente Josh Levy di TechPresident, ospite di State of the Net lo scorso weekend.




Sarebbe bello se oltre alle miriadi di cose che accadono negli USA anche la nostra brevissima campagna elettorale regalasse qualcosa di nuovo e interessante (almeno!!) in questo campo.
Se ne riparlerà.
Nel frattempo segnalo Sparlamento, una divertente rubrica di Excite che, temo, avrà sin troppo materiale da gestire grazie a queste elezioni di primavera! ;-)

Intanto qui mica si pettinano bambole, come dicono i miei colleghi romani. Quindi, la prossima settimana partirà anche la nuova edizione de La città dei cittadini. Spero che chi ha partecipato al CitizenCamp e al Creative Camp voglia continuare a seguirci...in un modo anche un po' più "attivo", vedrete.

E già che siamo in tema...ci vediamo al barcamp di Torino? :-)

giovedì, febbraio 14, 2008

La strategia della negazione

“Could we possibly have a nominee who hasn't won any of the significant states -- outside of Illinois?” Chief Strategist Mark Penn said. “That raises some serious questions about Sen. Obama.”
Beh, Obama non ha vinto grossi stati, ma poi quasi tutti gli altri sì.
Poi magari alla fine vince Hillary, eh. Però a me non sembra un granchè, la strategia della negazione.
Dice bene Antonio:
And it’s damn wrong. It totally inhibits all the flow of communication from the campaign: her blog is almost freezed - too easy for Obama to score extra points. Better to say: ok you won, and move forward.

(Politico, Webgolr, PaFerroByDay, MSNBC)


Update: Josh Marshall è severissimo con Mark Penn:
So now you have Penn successively saying caucus wins don't really count, small state wins don't really count, medium state wins don't really count, states with large African-American populations don't really count, all building up to yesterday's gem: "Could we possibly have a nominee who hasn't won any of the significant states -- outside of Illinois? That raises some serious questions about Sen. Obama."

Clinton is ultimately responsible for putting her political fate in this fool's hand

Eli Stone

Avevo visto il promo di Eli Stone a fine gennaio ma non gli avevo prestato particolare attenzione, vuoi perchè non è proprio il mio genere, vuoi perchè ho dei mega-arretrati in termini di serie tv* e non mi pareva il caso.
Poi oggi mi è capitato di vedere Jack Bristow (Alias, anyone?) che canta Freedom e ho pensato che magari un promo non può far male:




Certo, diventare "profeta" su illuminazione di George Michael che canta "Faith" non è male, non originalissimo, ma non male...


*sono ancora in arretrato delle due puntate di Lost, è un disastro - recupererò prima di andare a Torino, si capisce

Essenziale


Essenziale, originally uploaded by dottavi.

mercoledì, febbraio 13, 2008

A flawed feminist aka Hillary non è un vero simbolo

Secondo Maureen Dowd Hillary Clinton non è un simbolo delle donne che cercano di affermarsi in un mondo di uomini:

But Hillary is not the best test case for women. We’ll never know how much of the backlash is because she’s a woman or because she’s this woman or because of the ick factor of returning to the old Clinton dysfunction.

In fin dei conti, Hillary non ha certo cercato di crearsi un'immagine autonoma dal marito, anzi.
Insomma, conclude Dowd, se la signora Clinton non prende la nomination, non sarà una simbolica sconfitta per il genere femminile.

Di come circolano le notizie di questi tempi (...)

Lunedì sono andata a cena con un gruppo di persone.
Martedì qualcuno ne ha scritto e sul proprio blog (sì, ok, erano blogger, l'ho detto) e su Twitter.
Stamattina alle 8.40 mi arriva un sms che recita: "Veramente attorno al tavolo, lunedì sera, c'erano 5 che hanno votato la Rosa nel Pugno?".


Risposta: erano 3 su 8, anzi 2, perchè poi uno ha controllato gli archivi del blog e si è ricordato che quella volta non aveva votato RnP.
Sì, il gruppo non era comunque statisticamente rappresentativo.

mercoledì, febbraio 06, 2008

State of the Net a Udine

Da domani sarò a Udine per State of the Net, due giorni (8-9 febbraio) di incontri sulla Rete, sulla realtà italiana e non solo: l'obiettivo, infatti, è fare il punto della situazione, pronti a confrontarsi con quello che avviene in posti più o meno lontani, grazie alla presenza di ospiti stranieri.

Sergio Maistrello, Paolo Valdemarin e Beniamino Pagliaro hanno fatto un grande lavoro in tempi molto brevi organizzando un programma di grande livello e varietà. L'impostazione mi piace: il primo giorno ha come titolo "Oggi" e il secondo giorno "Domani".
Anna mi ha fatto notare che nella prima giornata dominano economia e mercato, mentre nella seconda si parla di media - ed è già una chiave di lettura.

Nella seconda giornata, sabato 9, ci sarà un panel dal titolo "Internet killed the political star", sull'impatto che la Rete ha sulla comunicazione politica e sulla società, favorendo la partecipazione. Ci sarò anch'io ed un onore, dato che sarò in compagnia di Joshua Levy, Giuseppe Granieri e Antonio Sofi, moderatore dell'incontro. Si parlerà di primarie USA - e chi passa di qui ogni tanto sa quanto io sia appassionata e anche quanto apprezzi il lavoro di Josh e degli altri autori di TechPresident ("ammirazione" rende meglio).


Un'altra nota: io e Anna faremo qualche ripresa/intervista/sipariettocomico (pare riescano bene anche quelli). Se volete partecipare come intervistatori/intervistati/giocolieri/ballerinidilapdance...beh, non siate timidi!
Ci vediamo lì!

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Super Tuesday/3 - I Repubblicani sono maggioritari, i Democratici sono proporzionali (OMG!)

Nota per chi non ha sonno: liveblogging dei risultati del SuperTuesday grazie a Josh Levy e Nancy Scola su TechPresident


Da adesso a domattina verranno assegnati i delegati di 24 stati USA (tra questi non c'è la Virginia).

Ricordiamo che per i Repubblicani vale il "winner takes all", cioè chi prende più voti si becca tutti i delegati dello stato in questione. Il che vuol dire che mooolto probabilmente stanotte si fa il candidato repubblicano.
Discorso diverso per i Democratici dove i delegati vengono distribuiti secondo i risultati di ogni singolo distretto - e ogni stato ne ha un numero differente - secondo una formula che prevede lo scorporo del cinque per cento, il premio di maggioranza su base condominiale e una carta "imprevisti" che potrebbe farvi andare in prigione senza passare dal via. Insomma, una formula proporzionale piuttosto complessa (strano, eh, non c'è mica niente di complesso in questi processi di voto americani)

Per gli exit poll (e la super dashboard) consiglio il sito di MSNBC. Primi risultati: i seggi della Georgia han chiuso e pare che Obama sia favorito (anzi la CNN dice che ha vinto - proiezioni).
Ora, dato che l'unica cosa che posso fare è andare a dormire maledicendo il fuso orario, faccio un bieco copiaeincolla di alcune osservazioni sugli stati della East Coast, i primi di cui si avranno i risultati:

Connecticut (60 Delegates): Both Obama and Clinton have campaigned here extensively. With a sizeable African American population, it is next door to Clinton’s home state of New York. If Obama begins doing well here, it may portend a trend for him biting into Clinton’s expected strength in the Northeast.

Massachusetts (121 Delegates) Clinton was ahead in the polls until Senator Ted Kennedy endorsed Obama last week. Kennedy’s endorsement may carry long coattails for Obama here.

New Jersey (127 Delegates) Next door to New York and Clinton Country, New Jersey’s political establishment, including Governor John Corzine, has endorsed Clinton, but the precincts just across the Hudson from New York City (Bergen, Hudson, Essex) have sizeable African American populations. These counties have the lion’s share of the state’s convention delegates and they are important counties to watch to see if Obama has been able to eat into an early Clinton lead.

Super Tuesday/2 - Stuff

Cosa da sbirciare durante il Super Tuesday:



...e poi, in questo paese, in questo momento storico... Toby Ziegler*!


*non c'entra niente, ma il bel post di Mae volevo segnalarlo. E poi, altro che le elezioni degli altri, tra un po'...

martedì, febbraio 05, 2008

Super Tuesday/1 - I solerti elettori della Virginia

Ed è Super Tuesday!
Mentre qui si fa quel che si può per sapere il più possibile prima di andare a nanna, rassegnati ad avere i risultati domattina, la notizia più curiosa la leggo su CNN Politics.
Nei seggi della Virginia molte persone si sono presentate e hanno trovato i seggi chiusi. Più di 400 hanno chiamato lo State Board of Election per sapere il perchè.
Il dato è significativo: il numero di chiamate è tra il doppio e il triplo rispetto al solito. Insomma, segno di buona partecipazione e motivazione.

Ora, io sono un po' perplessa: gli abitanti della Virginia votano di martedì, in effetti.
Il PROSSIMO martedì.